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Avete mai pensato che lasciarsi cullare nell'acqua potesse aiutare ad alleviare o a risolvere alcune patologie psichiche? La terapia amniotica ha dimostrato, attraverso 15 anni di esperienza, di poter apportare un miglioramento clinico al paziente, aiutandolo a ritrovare il contatto con il proprio sé, riducendo il delirio, quando lo si ha, ad avere la percezione del proprio corpo autonomico in maniera più cosciente, ovvero una maggiore conoscenza della propria corporeità. In quest'intervista, realizzata da Massimo Leopardi, il Dott. Maurizio Peciccia, psichiatra psicanalista, risponde alla domanda: che cos'è la Terapia amniotica? “La terapia amniotica è un nuovo intervento di gruppo che coinvolge il corpo e la psiche e si svolge in acqua a 35°. L'obiettivo di questa terapia innovativa è rinforzare nei partecipanti la sicurezza in se stessi attraverso la cura protettiva del gruppo e arricchire la qualità e il benessere della propria vita e delle proprie relazioni sociali. Nel calore dell'acqua possono attivarsi ricordi ancestrali del contatto con il liquido amniotico; l'utente gradualmente si affida al terapeuta che lo sostiene e lo aiuta ad entrare in un contatto profondo con se stesso e con gli altri partecipanti all'esperienza. In acqua il peso del corpo si riduce a circa sei volte”. Durante l'Expo di Roma di tutela della salute mentale, il Dott. Maurizio Peciccia ha presentato una performance che riguarda una paziente che per anni ha subito degli abusi sessuali e che ha potuto da un lato perdere la sua anima e diventare una bambola, ma poi affermare la sua persona. La performance si chiama “Non sono una bambola” e avviene in tre azioni: l'esposizione delle immagini della paziente profondamente intense; il riprendersi l'anima, fatta dal gruppo Sementera Amnios, appassionati della terapia amniotica (l'artista Petra Lindemaier esprime attraverso la pittura l'azione del riprendere l'anima); “La rivolta delle bambole”. Montaggio: Julia Ovchinnikova Sito di Massimo Leopardi: https://www.massimoleopardi.it/