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Quello su Tarvisio Centrale è un documento che non avrei mai pensato di girare quando, visitata negli anni ’90, era una stazione ad alta densità di traffico internazionale con treni merci che mediamente vi entravano al ritmo di uno ogni 5/10 minuti, provenienti spesso già composti nello scalo di Pontebba, oggi ridotto a un nulla assoluto. Venne il raddoppio della linea con variante di tracciato, praticamente tutto in galleria e una stazione, Bagni Santa Caterina, fatta funzionare un paio d’anni, giusto per illudere la gente che il treno ci sarebbe stato anche per lei, e poi chiusa. Furono realizzate molte comunicazioni costate miliardi, che in Austria esistono ancora ma che da noi furono tolte dal Distruttore, oggi passato a Finmeccanica, con la scusa della famosa “rete snella”. Fu costruita Tarvisio Boscoverde, moderna, con albergo integrato di cui non vi è traccia ma di cui nell’atrio della stazione restano i cartelli indicatori assieme a quello di un ristorante che non so se sia mai stato aperto e comunque oggi non esiste più. Consiglio: se ci andate, evitate il distributore automatico di bevande che, spesso, non eroga un bel niente e vi frega i soldi. Oggi, quando va bene, Boscoverde riceve e invia tre treni ogni ora e il traffico viaggiatori è irrilevante. E di Tarvisio C.le resta quello che vedete, una struttura immensa oggi inutilizzata e non convertita ad altri usi perché non se ne è trovato uno. Unico dato positivo è costituito dalla rete di piste ciclabili “Alpe Adria” che porta in Austria e Slovenia, oltre che verso Udine, ricavata dal vecchio tracciato di cui sono state lasciate importanti testimonianze. Resta l’amarezza per i monumenti allo spreco che in Italia si moltiplicheranno sempre di più, in ossequio alle mafie e ai politicanti: nessuno dei due può fare a meno dell’altro.