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NELL'IMMAGINE DI COPERTINA: "Il Trionfo della Morte", Pieter Brueghel il Vecchio, 1562 🔆TUTTO BARBERO🔆➤ • 🔆ALESSANDRO BARBERO Un morbo terribile si aggira per l’Europa del XIV secolo. Un flagello che miete milioni di vittime: la Peste nera. Tra i testimoni diretti di quell’epidemia c’è anche Giovanni Boccaccio: nella Firenze della prima metà del 1300 la peste nera è la cornice del suo Decameron. Le grandi crisi come la peste nere commenta lo storico Alessandro Barbero sono fattori di cambiamento economico, sociale e culturale che portano profondi mutamenti. In campo medico continua Barbero nel tentativo di fronteggiare l’epidemia si prende definitivamente atto che la malattia è contagiosa, ignorando le teorie mediche ufficiali ereditate dall'Antichità, si creano gli uffici sanitari, si inventano la quarantena, l'isolamento dei malati, i certificati sanitari per chi viaggia da una città all'altra, nonché la denuncia e l’esame dei morti. Anche dal punto di vista economico, secondo il Professore Barbero ci furono paradossali risvolti positivi. Quando l'epidemia finì, infatti, tutti i superstiti si ritrovarono più ricchi per l’eredità lasciata dai familiari falciati dalla peste. Non solo. La forza lavoro non era più così abbondante e i padroni scoprirono che se volevano dare in affitto la loro terra, dovevano far pagare affitti più bassi ai contadini. Nella puntata spazio anche ai tanti filosofi, storici, drammaturghi, poeti e romanzieri che nei secoli hanno descritto gli effetti della peste o ambientato i loro racconti mentre l’epidemia si scatenava, quale realtà oggettiva o metafora narrativa: da Sofocle a Lucrezio, da Boccaccio a Manzoni, da Jack London a Josè Saramago fino ad Albert Camus. (Com/Zn/Adnkronos)