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Si è scoperto che una percentuale molto rilevante di gravidanze all’inizio è gemellare; poi un embrione viene riassorbito dalla placenta oppure espulso con alcune perdite ematiche, o assorbito dal corpo del gemello superstite ( fetus in fetu). L’esperienza della perdita di un gemello può essere l’origine profonda di dinamiche interiori e stati d’animo che ci accompagnano nella vita di tutti i giorni. È uno dei grandi traumi che l’essere umano può sperimentare. Molti gemelli nati soli soffrono di uno struggimento profondo: provano un senso di solitudine, amarezza, tristezza, malinconia e una mancanza di energia vitale che spesso può essere fraintesa e confusa con i sintomi della depressione. È una sorta di movimento interiore verso la morte, come se questi gemelli nati soli sentissero dentro di sé una specie di promessa di ricongiungimento. Una parte molto profonda del sé vuole uscire dalla vita per ricongiungersi finalmente al proprio gemello. Spesso si verificano situazioni di affaticamento cronico e addirittura di narcolessia; possono manifestarsi alcune manie di persecuzione, la paura del contatto fisico, la fatica a essere abbracciati, il panico in ascensore, la paura di guidare o di dormire da soli, tutte situazioni che ricordano la vita nell’utero materno. A volte si sperimenta l’istinto di salvare le persone con cui instauriamo delle relazioni, sia d’amicizia che d’amore. Altre volte si creano relazioni a due molto simbiotiche ed esclusive, perché cerchiamo inconsapevolmente di riformare quella prima relazione fondamentale. In questo caso si diventa di- pendenti dalla vicinanza dell’altro, e si possono avere grandissime difficoltà nel porre fine a una relazione, ad andare via o ad accettare un allontanamento. Spesso si riscontra anche una difficoltà ad avere figli. Si è osservato che nella categoria dei gemelli nati soli, il numero delle persone senza figli è più alto della media. Un’ipotesi è che la memoria della tragedia vissuta durante la propria vita intrauterina ci allontani inconsapevolmente dal rivivere quell’esperienza da genitori. estratto da "L'eco degli antenati" - il libro.