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Anche i cuccioli di animali selvatici curati e cresciuti in una clinica veterinaria sono obbligati al distanziamento sociale. Devono, cioè, inselvatichirsi e perdere il contatto con gli umani che li hanno nutriti e rassicurati facendo le veci della madre. "I selvatici che vengono allevati dall'uomo e non vedono loro simili tendono a rispecchiarsi in chi li accudisce" spiega la dottoressa Mitzy Mauthe von Degerfeld, responsabile del C.A.N.C. il Centro animali non convenzionali, un settore dell'Ospedale veterinario universitario di Grugliasco. "Prima di rilasciarli in natura dobbiamo accertarci che possano sopravvivere e procurarsi il cibo in maniera autonoma e quindi - appena possibile - li collochiamo in aree speciali dove i veterinari e gli studenti del C.A.N.C accedono lo stretto necessario per le pulizie e per portare loro il cibo". La fase di allontanamento dall'umano e di addestramento alla vita libera è diversa per erbivori, carnivori e nidiacei. Per i cacciatori si fanno prove di predazione e per gli uccelli allenamenti al volo. Il discorso è completamente diverso per gli animali selvatici adulti che arrivano al centro feriti, ma essendo cresciuti in natura senza l'aiuto dell'uomo non necessitano di questo passaggio. . .a cura di Martina Tartaglino . .Foto e video: C.A.N.C del Dipartimento di Scienze Veterinarie - Università di Torino