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Oggi parliamo di un film che è riuscito a fondere alla perfezione gli elementi cybertecnologici tipici dell’era moderna, con quella riflessione sulla percezione della realtà che ha caretterizzato tutte le più importanti teorie filosofiche della storia. Vincitore di quattro premi oscar e affermatosi sin da subito come un cult della fantascienza, il film in questione è Matrix di Andy e Lana Wachoski, con Keanu Reeves e Laurence Fishburne. Sostieni il canale su PATREON! 👇 https://www.cultmovieitalia.com/shop Iscriviti al gruppo Facebook per partecipare alle discussioni e richiedere recensioni 👇 / 405273242922578 seguici su Instagram 👇 / cultmovie_stories e su TikTok 👇 https://vm.tiktok.com/ZML6LffGH/ Il primo filosofo con cui veniamo sicuramente a contatto è Georg Simmel: Nella prima parte della pellicola facciamo la conoscenza di Thomas A. Anderson, un individuo freddo e di poche parole, intrappolato tra le maglie di una società che non lascia spazio allo sviluppo interiore del singolo individuo. Tutto ciò rispecchio quello che Simmel afferma riguardo all’uomo metropolitano. Infatti, secondo l’autore, nella grande città l’atteggiamento utilitaristico porta gli individui ad alienarsi, a perdere la loro interiorità e a vedere il mondo esterno come una minaccia. Le persone, divenute ormai semplici ingranaggi di una macchina complessa, diventano essi stessi automi, e reagiscono agli eccessivi stimoli sensoriali con il distacco dalla realtà relazionale. Il secondo filosofo con cui veniamo a contatto in matrix è Karl Marx. Vediamo infatti che nel film l’uomo crea le macchine, e come conseguenza di tale processo di produzione le macchine finiscono per prendere il sopravvento. Inoltre anche il riferimento alla lotta tra le classi si mostra come un elemento fondamentale per il confronto tra il film e il pensiero di Marx. Infatti la guerra tra esseri umani e macchine sembra inserirsi perfettamente all’interno di quel circolo vizioso descritto dall’autore secondo cui il ceto dominante crea i presupposti per la nascita e lo sviluppo di quella nuova classe sociale che infine avvierà la rivoluzione. Passiamo ora ad Eraclito, il quale, notando alcune anomalie nella nostra percezione ci metteva in guardia sul fatto che i sensi ci ingannano. Quindi, per ovviare al problema dei sensi, il filosofo afferma che solo la conoscenza del loro inganno conferisce all’uomo saggio la possibilità di prendere consapevolezza di questo conflitto tra percezione e realtà esterna. Ora possiamo fare un ulteriore passo avanti con il concetto di Noumeno. Il primo pensatore a cui è necessario guardare per individuare l’origine di questo termine è Platone. È però con Immanuel Kant che le cose si fanno interessanti: il filosofo tedesco riprende il concetto già espresso da Platone e lo modifica radicalmente ponendolo in contrapposizione con il fenomeno. Ma veniamo ora al filosofo su cui più di tutti si fondano la teorie di Matrix: David Hume. Terzo della scuola dei filosofi empiristi inglesi dopo Locke e Berkley. Questi filosofi affermavano che le caratteristiche dell’oggetto non appartengono ad essa ma sono determinate dal soggetto che le percepisce. A questo punto, chiuso il complicato capitolo relativo alla percezione della realtà possiamo provare ad attraversare i meandri della spiritualità. Il punto di contatto è rappresentato senza dubbio dal pensiero di Arthur Schopenhauer. Questo autore, parlando della realtà come un illusione, fa riferimento al velo di Maya, riprendendo questo concetto dai Veda, i testi sacri della più antica religione dell’India. Giungendo ora alla conclusione possiamo cercare di riallacciare i fili delle diverse filosofie presentate facendo riferimento all’ultimo dei filosofi presenti in matrix. Stiamo parlando di Siddarta Gautama, meglio noto come il Budda. Riprendendo proprio i veda e le dottrine tradizionali, Budda, nei suoi quattro pilastri della saggezza, tramandati oralmente, predicava la concentrazione in ogni singolo gesto e la consapevolezza di sè in ogni singola azione, decisione o riflessione. I pensieri, le preoccupazioni, i ricordi e tutti i prodotti dell’intelletto non sono altro che un ostacolo. Un tentativo della mente razionale e piena di paure, di ingabbiare lo spirito, costantemente proteso verso la libertà. Secondo Budda solamente l’ascolto delle emozioni e delle più impercettibili sensazioni interiori può far si che l’uomo giunga alla meditazione e alla scoperta della sua vera divina essenza. Solo rivolgendosi alla sua interiorità l’individuo può risvegliarsi, raggiungere l’illuminazione e scoprirsi definitivamente libero da ogni vincolo terreno. #Matrix #filosofia #cultmovie