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ll suono della sveglia mi strappa dalle braccia di morfeo. Non è il solito risveglio, non ha il peso grave degli impegni di lavoro. Mi alzo. Raccolgo quanto preparato la sera prima, l'indispensabile per la giornata. Senza rendermene conto sono già in viaggio. Poco più di un'ora, durante la quale nella mente si susseguono domande e ipotetiche risposte su quanto mi aspetta. Ritroverò un fedele compagno di mille giornate, il re Dell' Appennino pistoiese, sua maestà "il Sestaione" e la sua regina, la trota mediterranea. Mi interrogo, quasi fosse un incontro galante. Mi amerà ancora? Sarà così generoso da donarmi una delle sue preziose perle nascoste in uno dei suoi innumerevoli scrigni? Non c'è ansia, non sono dubbi generati dalla preoccupazione ma dall'imponderabile rappresentato da regole e leggi che madre natura impone. Nel frattempo il paesaggio varia rapidamente. La collina, con i suoi olivi, lascia il posto ai primi declivi appenninici, alla querce e al castagno. Muta ancora e pian piano assume i contorni tipici delle quote più alte. Faggete e abetaie adesso dominano incontrastate. Sono arrivato, davanti a me il torrente. La sua valle, una cicatrice millenaria che segna il volto della montagna, si è già ammantata di vesti autunnali. La natura ha usato sapientemente la sua tavolozza creando un paesaggio spettacolare e suggestivo. Colori caldi e brillanti, giallo oro, arancio e rosso fanno da contrasto con il verde brillante del muschio che contorna le sponde del torrente. Sorgente di acqua cristallina, prodotta dal pianto commosso della montagna che meraviglia se stessa. Massi ciclopici ne interrompono il flusso creando nascondigli per la regina, che timida e riservata, celerà fino all'ultimo istante la sua presenza. Risvegliate dal mio passaggio, delle leuctra fusca si alzano dalla vegetazione riparia, librandosi in aria con volo incerto. Osservo attentamente quanto avviene sulla superficie dell'acqua. La frenetica danza nuziale dei red spinner è ormai un ricordo lontano. La presenza di piccole baetidi dai colori tenui richiama la mia attenzione. Eccola! Una timida bollata. Sotto uno sperone di roccia, dove si forma una corrente di ritorno. Studio il movimento che le foglie fanno in acqua risalendo con la corrente. Decido dove posare l'inganno. Lancio! Con lo sguardo seguo il lento percorso dell'imitazione. La speranza è che non draghi prima di arrivare dove ho visto bollare la trota. Il cuore sembra fermarsi per un tempo infinito fino a quando, con un blob la mosca sparisce. Inizia il combattimento. E' un bel pesce. Mi fa penare non poco, cercando rifugio nella sua tana, in prossimità dello sperone di roccia. Finalmente doma, riesco a portarla a guadino. Mentre recupera energie, la osservo in tutta la sua bellezza. La saluto ringraziandola e donandole la libertà, con la speranza di rincontrarla. La giornata vola via, quasi non me ne accorgo, completamente rapito da questo ecosistema che nutre l'anima come linfa vitale. Profondamente appagato nel corpo e nello spirito mi avvio verso casa con la consapevolezza di aver vissuto un'altro giorno unico, ospite privilegiato di un luogo la cui bellezza è cristallizzata nel tempo.