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Dalla scarpa coi lustrini della più gettonata balera della "bassa" agli stivali di un orto gigante che per per abbondanza sfida l'autarchia. Al centro c'è lui, Raul Casadei. Sceso dal palco trent'anni fa, ha appeso la chitarra al chiodo e si è ritirato a vita privita. In Romagna per tutti continua ad essere il Re del Liscio, in pochi però sanno che l'uomo che ha fatto ballare mezz'Italia oggi è un contadino. Dall'ottanta ad oggi si è concesso solo qualche fuga nel mondo dello spettacolo: l'Isola dei Famosi e di tanto in tanto qualche comparsata televisiva, brevi apparizioni utili più che altro a tenere vivo il ricordo dei tempi in cui conquistava le copertine di Tv Sorrisi e Canzoni. Per il resto la vita di Raul negli ultimi anni è stata un lento e progressivo rinchiudersi in un eremo. In fondo a via delle Nazioni, a Gatteo Mare, Raul Casadei dirige un'orchestra di dodici elementi: i suoi figli, le suocere e i nipoti accompagnati dai relativi fidanzati. Arrivare da lui è più facile che raggiungere un qualsiasi Hotel della zona, tutti a Cesenatico sanno indicare dove vive il settantaseienne più esplosivo della Romagna. Pedalare sul lungo mare da Rimini a Cesenatico è come stare fermi. Lo sfondo ripreso dalle telecamere di Radiobici non cambia mai. Una distesa di ombrelloni, stabilimenti balneari con gli stessi nomi: Stella del Mare, Due Mari, Ponente, Levante. La topografia romagnola si ripete come la storia di queste terre dal dopoguerra ad oggi. Qualcosa però comincia a cambiare: sono spariti i vitelloni, le turiste tedesche e le spiagge sono sempre meno popolate. Raul questo tramonto che oscura tutta la Penisola lo ha capito da tempo e ha puntato tutto sulla famiglia. Un isolamento accentuato quando anche il suo mondo ha cominciato a voltargli le spalle. Lui che chiudeva tutti i suoi concerti a pugno alzato cantando baniera rossa con Berlinguer è stato messo al bando. Quando qualcuno ha fiutato che stava spontando dal piede sinistro a quello destro la sua passione politica la risposta è stata brutale: "Ho avuto simpatia per Berlusconi e l'ho detto pubblicamente. Una sincerità che mi è costata tanto: è arrivato un dicktat e mi hanno fatto fuori da tutte le manifestazioni della riviera". I Casadei mangiano tutti alla stessa tavola, non una famiglia patriarcale ma una libera associazione di persone che tra di loro si chiamano per nome. Allo stessa tavola si è seduto anche quello che oggi Raul considera l'artefice della sua messa al bando: "Mi sono chiesto chi è stato a tagliarmi le gambe. Ho un detto che mi sembra dare una risposta: in Emilia Romagna non si muove foglia che Vasco Errani non voglia". Gli unici sposati nel feudo dei Casadei sono Raul e Pina: "Per gli altri è bastata una stretta di mano". Pina e Raul si sono conosciuti quando facevano i maestri elementari a Foggia. La casa del patriarca è arredata con uno stile sobrio, ma di gran classe. Interni e pareti ricoperte da legno e marmo, una distesa di pipe che riempiono il salotto e una cucina enorme sempre pronta ad accogliere nuovi ospiti. Lo studio dove si ritira a leggere e studiare assomiglia a tutte le stanze delle grandi star. Le pareti sono tappezzate di foto ricordo con tutte le tappe più importanti della sua vita. Dai concerti con Tito Puente e Gloria Gaynor al giro d'Italia con una barca che seguiva i ciclisti, alle foto storiche sui palchi della festa dell'Unità con Enrico Berlinguer. Una carriera constellata di successi che lo rendono un mito vivente. Oggi Raul il contadino ha riscoperto l'economia del baratto. Al mattino parte con una bicicletta carica di ortaggi e con la moglie sulla canna pedala fino alla spiaggia dove scambia le verdure con il pesce e altri generi alimentari, tutti bio, perchè l'unica fede ora è il recupero delle cose naturali. Per non perdere la sua storia e mettere nero su bianco gli episodi principali di questa lunga avventura ha scritto un libro uscito qualche settimana fa: "Si intitola bastava un grillo ma non fatemi passare per grillino che non c'entra nulla". La nostra chiaccherata si chiude ricordando un concerto singolare: "La gente era così attaccata alla mia orchestra che un fan di Predappio aveva messo nel testamento che voleva farmi suonare al suo funerale". Anche quella volta Raul non si tirò indietro: "C'era ancora la bara aperta con il vento che spostava i baffi della salma. Noi intorno alla cassa suonavamo la Polka Atomica". Per il suo di funerale però Casadei non vuole clarini e chitarre: "Vorrei che la notizia della mia morte arrivasse un mese dopo. Sono rimasto Ateo, nella mia religione contano gli amici e la famiglia".