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Assolutismi e rivoluzioni

Nel Seicento l’Europa è attraversata da profondi cambiamenti politici. In Francia si afferma lo Stato assoluto: Enrico IV riesce a pacificare il Paese, ma è soprattutto con il cardinale Richelieu e con Luigi XIV, detto il Re Sole, che il potere del re diventa totale. I nobili perdono ogni influenza politica, lo Stato si rafforza e la Francia diventa una delle principali potenze europee, grazie anche a una politica economica efficace e a numerose guerre. In Russia nasce un assolutismo ancora più rigido. Dopo Ivan il Terribile, è Pietro il Grande a imporre un potere centrale fortissimo. Egli modernizza il Paese e lo apre all’Occidente, ma lo fa con grande durezza verso il popolo, che continua a vivere in condizioni di estrema povertà. Diversa è la situazione in Inghilterra, dove il potere assoluto del re viene contrastato. Dopo una lunga guerra civile e la decapitazione di Carlo I, l’Inghilterra diventa una repubblica. Con la Gloriosa Rivoluzione del 1688 nasce la prima monarchia costituzionale: il sovrano governa nel rispetto delle leggi e dei diritti del Parlamento, sanciti dal Bill of Rights. Il Seicento segna così un’Europa divisa tra Stati assoluti e nuove forme di governo basate sull’equilibrio dei poteri.