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Réunion di noi ex Paninari, oggi cinquantenni. Il migliore per quantità e qualità dei raduni annuali, iniziati dal 2014, in vista del 40° anniversario da quel 1982: ricordato come l'anno ufficiale del Paninaresimo. Presenti due principali compagnie nate sui Social: Paninari-LaCompany e Bircide-LaCompany. Cornice dell'evento "Piazzetta" Liberty davanti l'ex bar «Al Panino» che diede poi nome ai Paninari: termine coniato dal giornalista Gianni Brera, inventore di molti neologismi specie nel Calcio, a indicare "Quelli del Bar Al Panino" (non che mangiassero panini!). Fu qui che in modo embrionale si ritrovavano una dozzina di giovani tra fine Anni 70 inizi 80 che potremmo oggi definire "i fondatori", quasi leggendari visto che testimonianze scarseggiano come non si palesa chi c'era. In numero rapidamente crescente presero forma nell'82 sostando a centinaia tra piazza Liberty e un angolo di San Babila davanti al Burghy aperto nell'81. Nell'84 cronaca dell'epoca riporta di risse coi punk, blitz della polizia contro le bande giovanili alle quali venivano accomunate i Paninari con un'ottantina di arresti. Tuttavia se i fondatori, ritenuti evoluzione dei Sanbabilini, erano in scontro con la Sinistra, già la 1^ generazione di Paninari con liceali delle scuole private fu lontana dalla violenza politicizzata Anni '70; figurarsi la 2^ da metà 80 in pieno edonismo reaganiano. I misfatti in cronaca riguardavano semmai furti e scippi dell'abbigliamento costoso e gran parte dei Paninari non ebbe opinioni politiche. Se i primi fondatori erano chiaramente di idee fasciste per retaggio fine Anni 70 come lo furono alcuni paninari già ventenni nei successivi gruppi ultras allo stadio col leader Armiere che nel 1986 fondò gli Skin dell'Inter, il fenomeno Paninari resta ricordato per il cosiddetto disimpegno politico; opposto a quello militante della Sinistra tanto da essere invisi pure alla Sinistra radical chic che sui vari mass media criticava i Paninari come figli di papà della peggiore borghesia schiava del consumismo e del capitalismo imposto dagli States di Reagan, ma erano etichette forzatamente appiccicate dai sociologi ai Paninari. Errate come ritenerli classisti e ossessionati dall'etichetta dei marchi sui vestiti perché l'abbigliamento era solo per distinguersi come avveniva già in tutti gli altri gruppi giovanili. Il fenomeno Paninari riguardò teenagers, dai 13 ai 19 anni, che come tali erano interessati ai temi dell'età: divertirsi e voglia di aggregazione dopo scuola nelle Company o Comitive, per "cuccare" aiutavano moto e motorini, far palestra e andar in discoteca. Insomma sano divertimento e sport lontani dalle droghe e col mito per le vacanze, principalmente sulla neve. Amanti dello sci si narra fossero i fondatori, già diciottenni patentati e figli di imprenditori, che prima di partire o al rientro da giornate sulla neve in Jeep Renegade e Volvo Station passavo al bar Al Panino o da Burghy vestiti in abbigliamento neve: occhiali Ray-Ban, cappellino lana, Moncler, felpa (non c'erano i pile) Timba utilizzate come doposci. Abbronzati, simpatici, spigliati e con uno slang smargiasso e accattivante (alla Dogui ed immortalato nell'83 nel cult Vacanze di Natale da Christian De Sica in Moncler) riscuotevano successo, specie con le ragazze (dei novelli "Fonzie" di Happy Days). Vedendoli "cuccare" altri ragazzi, che saranno la 1^ generazione di Paninari, iniziarono a imitarli copiandone atteggiamenti, abbigliamento (in voga già a Roma con El Charro, primo a importare gli Schott, ed il negozio plurimarche Energie) persino l'abbronzatura sostituita da lampade non andando sulla neve. Per lo più liceali, in motorino e Vespa poi a 16 anni con le prime 125 (Cagiva, Zundapp, Honda) che dal bar Al Panino si trasferirono al fast-food Burghy, su L.go Toscanini che fungeva da piazzetta-ritrovo. Furono loro a venir imitati da Braschi in tv. I Paninari segnarono gli Anni 80 come scrisse già nel 1989 nell'editoriale di commiato Davide Rossi, ex direttore del giornalino Paninaro. Entrati nel dizionario sono descritti come una delle subculture giovanili dell'epoca, ma Made in Italy rispetto ai Dark, Punk, Metallari, Skinhead e Rockabilly che furono importate dall'estero. Si narra di qualche scazzottata con loro, come all'inizio coi Comunisti, ma per lo più per evitare di farsi rapinare l'abbigliamento costoso; anzi spesso rapine e furti avvenivano tra Paninari stessi, tra poveri e ricchi con giubbotti rubati alle feste organizzate all'epoca a casa o mollando in strada da bulli due ceffoni ai paninaretti, come immortalato nel film "Sposerò Simon Le Bon" dell'86 la cui protagonista è Special Guess al raduno col suo Moncler rosso del film, così come io col mio nero lucido ancora perfetto dall'85. Altro Special Guess pure Davide Rossi l'allora direttore del Paninaro in edicola, divenuti da collezionismo dove pubblicarono due miei reportage: n.28 riguardo Roma, n.43 sui Paninari in vacanza a MilanoMarittima. Milano, 27 Novembre 2021