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12PORTE - 12 aprile 2018: Con riti lunghi e molto suggestivi le chiese orientali, sia cattoliche che ortodosse, hanno vissuto la grande e santa settimana della Passione del Signore e hanno rivissuto domenica la gioia dell’incontro con il Signore risorto. Noi abbiamo seguito alcune delle celebrazioni più importanti presso la chiesa ortodossa di San Demetrio, del patriarcato ecumenico. Per una settimana, la Chiesa sembra volersi dedicare tutta al suo Signore, per accogliere con il perdono dei peccati, un autentico rinnovamento della vita. Dopo aver celebrato nella mattina del giovedì santo la Liturgia che rivive la mistica cena dell’istituzione dell’Eucaristia, nella sera la Chiesa orientale entra già nel mistero della passione, con la proclamazione di 12 vangeli accompagnati da lunghi inni di contemplazione. Al culmine del rito, nella chiesa immersa nelle tenebre, il sacerdote esce dal santuario portando la croce e l’immagine di Cristo, per rivivere il momento dell’innalzamento di Cristo sulla croce. Oggi è appeso al legno colui che ha appeso la terra sulle acque - canta il sacerdote, a cui fa eco il coro. Oggi il Re degli angeli è cinto di una corona di spine; Oggi è avvolto di una finta porpora colui che avvolge il cielo di nubi; riceve uno schiaffo, colui che nel Giordano liberò Adamo; è inchiodato con chiodi lo Sposo della Chiesa; è trafitto da una lancia il Figlio della Vergine. Cristo Risorgi e salvaci, o Signore, nel tuo amore per l’uomo. La tua croce, Signore, è per il tuo popolo vita e restaurazione: confidando in essa, noi cantiamo te, nostro Dio crocifisso. Abbi pietà di noi. Anche terminate le lunghe celebrazioni, i fedeli amano intrattenersi in chiesa venerando con amore la croce e invocando la misericordia di Dio. Nel mattino di venerdì santo si celebra l’ufficio della deposizione e viene allestito l’epitafios, una specie di altare portale coperto di fiori, nel quale viene deposto un drappo molto ornato con la raffigurazione del corpo sepolto del Signore. Ricordando il gesto di pietà di Giuseppe di Arimatea e delle Pie Donne, il sacerdote onora il Corpo del Signore con profumi e fiori e poiché il Corpo di Cristo intero è la Chiesa gli stessi onori vengono tributati ai fedeli e alle icone dei santi. Particolarmente struggente il canto di questa sera, molto amato dai fedeli, nel quale si riporta il dialogo tra il Cristo e la Vergine Madre. Vedendoti morto,* colei che ti ha partorito, o Verbo, * come madre faceva lamento.Gridava la Vergine, piangendo a calde lacrime,* col cuore trafitto.O mia dolce primavera,* dolcissimo Figlio mio,* dove è tramontata la tua bellezza?O luce degli occhi miei,* dolcissimo Figlio mio,* come può ora coprirti una tomba? Per liberare Adamo ed Eva io soffro tutto questo:* non piangere, Madre. Do gloria, Figlio mio,* alla tua somma compassione:* per essa tu soffri tutto questo.Risorgi, o datore di vita!* dice tra le lacrime la Madre che ti ha partorito. L’epitafios viene portato in processione, con il canto di lamenti funebri in onore del Signore. Suggestivo l’ingresso in Chiesa che commemora la discesa di Cristo nel regno dei morti per annunciare la sua vittoria. Dopo aver chiesto con il salmo l’apertura delle porte al Re della Gloria, con un calcio si apre l’accesso del Signore della vita. Entrando in Chiesa, tutti i fedeli passano sotto l’epitafios: è un gesto che ricorda il battesimo, l’essere immersi nella morte di Cristo. E siamo alla notte di Pasqua: nella chiesa immersa nel buio, il sacerdote attinge il fuoco pasquale alla fiamma della lampada perenne che arde. A Gerusalemme è molto sentita questa tradizione e il Patriarca diffonde la luce che esce dal Santo Sepolcro. Una simpatica iniziativa della parrocchia russa di San Basilio ha fatto giungere la fiamma di Gerusalemme anche a Bologna e l’ha donata a varie chiese cittadine. Arde anche nella lampada perenne del Santissimo Sacramento in Cattedrale. All’esterno della Chiesa, viene proclamato il Vangelo della risurrezione e il sacerdote intona il tropario pasquale, che segno il passaggio alla gioia della risurrezione. Da questo momento, fino all’Ascensione il saluto pasquale sostituisce ogni altro saluto: Christos anesti; Cristos voskrese; Cristos voskres, Cristos anviat; Hriste agsgdà; Al Meshiah qam; Cristo è risorto.