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Il 12 Dicembre 1970 a Milano vengono indette alcune manifestazioni per commemorare il primo anniversario della strage di Piazza Fontana. Durante gli scontri che ne susseguono viene ucciso Saverio Saltarelli, studente lavoratore di 23 anni, un'infanzia trascorsa a pascolar greggi sui monti del suo Abruzzo, una giovinezza da immigrato a rincorrere la speranza di un futuro migliore nella grande metropoli del nord. Questo canto altro non è che la cronaca di quel giorno e il commosso ricordo di un ragazzo caduto lottando, solo un frammento di memoria nella coscienza umana, politica e civile di migliaia di compagni. Il suo duro ritornello suona ancora dolce e crudo allo stesso tempo nelle orecchie di tanti "reduci", eppure stranamente non mi risulta fosse finora stato pubblicato ne su YT ne altrove. Lo edito quindi oggi per colmare la lacuna, censurando volontariamente parte del testo originale, onde permetterne la diffusione senza problemi e sperando nonostante ciò di essere riuscito nell'intento di preservare almeno lo spirito e l'essenza che animarono la rivolta in quegli anni difficili. Per chi non era ancora nato, Katanga era il nome comunemente attribuito ai compagni militanti nel servizio d'ordine del Movimento Studentesco. Poichè nel corso dell'anno passato i mass-media hanno vomitato viltà e profuso squallidi necrologi del '68 in barba a qualsivoglia parvenza di realtà storica contestuale, sarà bene ribadire quì una volta per tutte che gli S.O. delle varie organizzazioni extra-parlamentari di sinistra erano strutture interne di legittima autodifesa e che proprio grazie alla loro puntuale presenza ed al loro intervento, quando necessario, furono salvate molte vite umane, esattamente il contrario di quanto vorrebbe farci credere la disinformazione del regime post-fascista. Detto questo è alfine vero anche che il tributo di sangue versato nelle piazze dal dopoguerra ad oggi è stato fin troppo pesante, centinaia di studenti, operai, uomini e donne dal cuore colmo di speranze, e decine di agenti dall'altra parte della barricata. Ed allora anzitutto rispetto per le vittime innocenti, dopodichè ognuno pianga i propri morti, e però una cosa sia ben chiara: non furono certo le Hazet 36 l'arma del delitto, ma le bombe fasciste e le Stragi di Stato.