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"U latti da matri" in lingua siciliana di "Ignazio Buttitta" voce di "Phil Sine Die" montaggio audio-video a cura di "Phil Sine Die" TRADUZIONE IN ITALIANO: IL LATTE DI MIA MADRE Io non frequento i cimiteri perché penso che i morti non parlano e hanno tante cose da dirci. Noialtri sì; inginocchiati sulle tombe ci scarichiamo di parole; li vediamo vivi; gli raccontiamo la nostra vita disgraziata da quando ci lasciarono. Gli diciamo, che non possiamo scordarli; che li chiamiamo nel sonno; ma i morti non sentono, non vedono, e hanno gli occhi aperti. Se i morti sentissero e parlassero quante cose direi a mia madre; non per fargliene colpa, (che vorrei risuscitasse e farmi più male di prima); ma per sapere perché in sessant'anni non mi tenne mai sul petto e non mi baciò mai da figlio. Io penso che le madri, tutte le madri, danno con il latte la loro carne e il loro sangue; che la prima goccia di latte la spremono dal cuore, e che diventano mamme alla prima poppata del figlio. Mia madre latte non me ne diede, posso dire sono nato orfano, mi allattava la balia. L'amore per il figlio, io penso, nasce nella madre il primo giorno che lo stringe sul petto; allora che lo vede, lo tocca, lo bacia, gli pare un miracolo! Prima no, lo vedeva con il pensiero; lo vedeva dietro le nuvole: poteva venire la tempesta! Lo vedeva nel fondo del mare: i pesci potevano mangiarlo! Ora gli parla, l'accarezza, lo vede ridere: lei canta! Io ricordo solo parole acide di mia madre, liti in famiglia, cause, notai; e la sua voce di padrona (puntuale ogni mese) dinanzi la mia porta a minacciare sfratto per l'affitto scaduto. Diventai vecchio senza sapere come baciano le madri, come stringono i figli sul petto e cosa sentono le ossa: ci penso, e tremo! Diventai vecchio senza sapere a chi darlo il mio amore di figlio che il tempo tolse dal fuoco e lo batte bruciato sull'incudine del mio cuore. A chi devo darlo? Le madri sono due, due: una fece il nido, fece l'uovo di carne, lo covò: (mi tocco e dico, li ero piccolo nel suo ventre), e stringo il pugno . L'altra mi allattò, mi cantò il sonno, mi sentì dire le prime parole; ridere e piangere la prima volta: fiatava con me. L'altra è qui, s'incarnò nelle mie pupille, rigira nella ruota degli occhi: se la chiamo, mi sente. Chi è mia madre? IGNAZIO BUTTITTA