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Nella seconda parte dell'intervista Protti ha ripercorso la sua carriera tra Lazio, Napoli e l'amatissima Livorno. Igor Protti ha raccontato il suo percorso calcistico fatto di scelte coraggiose e controintuitive. Protti nel 1996, da capocannoniere della Serie A, aveva praticamente firmato con l'Inter, ma l'accordo è saltato per la mancata cessione di un attaccante nerazzurro (Zamorano). "Avevo praticamente già firmato con l'Inter - ha spiegato Protti - ma c'era una clausola legata alla cessione di un loro attaccante". Il trasferimento è poi sfumato e ha firmato per la Lazio. L'esperienza nella capitale ha avuto una doppia faccia. Ha vissuto un girone d'andata difficilissimo, ma tutto è cambiato con l'arrivo di Dino Zoff. Ha definito l'ex CT "una persona straordinaria, di poche parole e tanti fatti". Con lui la squadra ha completato un "girone di ritorno stratosferico". A Napoli ha indossato la mitica numero 10 che fu di #maradona, poi ritirata. "È stato un grandissimo onore - ha ammesso, nonostante - un'annata sfortunata". Ha però segnato "il gol più importante della stagione a Torino contro la Juventus". La scelta più sorprendente è arrivata nel 1999. Ha deciso di tornare in Serie C al Livorno, rinunciando a un contratto da un miliardo di lire: "Il mio procuratore mi dette del pazzo - ha ricordato sorridendo -. Ho accettato 320 milioni, un terzo di quanto avrei guadagnato altrove". Dopo un primo anno complicato e una squalifica di 10 giornate, la società gli ha proposto di rescindere il contratto: "Risposi che non avrei accettato nessuna cifra - ha spiegato - avevo preso un impegno con la città". La scelta ha pagato. Nel terzo anno ha conquistato la promozione in Serie B, segnando 27 gol. Il momento più emozionante è stato il gol decisivo a Treviso: "Ho messo tutta la forza che mi è rimasta in quel tiro. È stata una liberazione totale". A distanza di anni, Protti ha dichiarato di essere "contentissimo" della sua carriera. Ha segnato 48 gol in Serie A, 101 in Serie B e 82 in C. Ha vinto quattro titoli di capocannoniere. "Se qualcuno mi avesse detto che sarei stato capocannoniere in Serie A, gli avrei dato del pazzo", ha concluso. #igorprotti #protti Il suo unico rimpianto? Non aver condiviso i successi con il padre, scomparso nel 1993, un anno prima del suo esordio in Serie A. Intervista, video e montaggio di René Pierotti