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Siamo di fronte a una delle opere di maggiore impatto emotivo della collezione. Si tratta del “Giuramento degli Anconitani”, commissionata nel 1844 dal Comune di Ancona all’artista Francesco Podesti. L’Arco di Traiano e il Duomo di San Ciriaco sul colle Guasco fanno da sfondo alla scena, grandiosa sia nella narrazione corale dell’evento, a cui partecipano più di 40 personaggi, sia nelle dimensioni: misura infatti quasi 4m x 5m. La tela si trova all’interno di una piccola sala che, insieme allo spazio adiacente, è dedicata alla tematica “Stato d’Assedio”. L’allestimento ne mette in risalto le sue dimensioni e ci invita ad entrare nella scena, a salire sul grande palcoscenico dove prende vita un melodramma a carattere storico, in pieno stile ottocentesco. L’opera rappresenta un evento realmente accaduto nell’anno 1173: l’assedio del Libero Comune di Ancona da parte delle truppe dell’Imperatore Federico Barbarossa, che invia in città il suo ambasciatore Cristiano di Magonza: Podesti colloca questo personaggio nella parte sinistra della tela, in basso. Un soldato lo invita quasi ad uscire dalla scena. Guardate dietro di lui: un uomo tiene in mano una pergamena arrotolata. Si tratta del documento di resa che la città avrebbe dovuto firmare per evitare il tragico assedio. Nella parte opposta, in alto a destra, potete scorgere due personaggi, che si stringono la mano in segno di intesa. Il governo aveva infatti deciso di non arrendersi alle richieste delle truppe nemiche e per 6 lunghi mesi la popolazione dovette resistere, con immense difficoltà e grande coraggio. Gli anconitani sono preoccupati, affamati, sfiniti, ma si fanno forza, incitati dal Podestà, Bonifacio Faziolo, collocato al centro della rappresentazione. L’anziano, quasi cieco, si appoggia al suo bastone con le ultime forze, mentre con l’altra mano tocca la bandiera, vessillo del Libero Comune. Poco distante, il severo sguardo dell’ambasciatore bizantino, Costanzo, con indosso un meraviglioso abito rosso, intimorisce gli assedianti, dimostrando vicinanza alla città alleata. L’episodio ebbe buon esito per Ancona, che riuscì a scacciare i nemici anche grazie ai gesti eroici compiuti da alcuni valorosi anconetani. A sinistra rispetto all’anziano Podestà, una giovane donna, vestita di verde, richiede forse la parola alzando il braccio. E’ Stamira, coraggiosa vedova anconetana, che si spinse fino all’accampamento nemico e con una fiaccola infuocata incendiò delle botti piene di pece e resina, le quali esplosero, provocando notevole danno alle macchine assedianti. Anche grazie al suo gesto, Ancona tornò ad essere una città libera! Il successo dell’opera fu immenso! La grande tela fu premiata all'Esposizione universale di Londra del 1851 e all'Esposizione universale di Parigi del 1855.