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Fino a ieri erano soltanto in pochi a chiedersi chi era Rossella, perchè venne uccisa in quel modo barbaro e tribale, perchè la verità nonostante gridasse giustizia non fosse mai venuta in piena luce, neanche dopo tanti anni, decenni di silenzio e paura, senza misericordia per coloro che l'amavano e continuavano a ricordarla per com'era. Era una ragazza fiorentina, figlia unica, che viveva nella sua casa a Santa Croce insieme al padre, un operaio Fiat in pensione e alla mamma, modesta e umile casalinga. Ma adesso che è venuta fuori la foto tessera del suo libretto universitario, iscritta com'era alla facoltà di Psicologia nell'ateneo della sua città, dopo la tenace ricerca di Andrea Bigalli Andrea Bigalli di "Libera" e Francesca Chirico, giornalista calabrese che ne ha scritto nel suo libro "Donne ribelli in terra di 'ndrangheta", il ricordo, la sua memoria è ancora più straziante. E Firenze, che sta lentamente ritrovando la faccia e il profilo di Rossella Casini, la studentessa finita uccisa nel 1981 in Calabria, vittima di un'agghiacciante storia di 'ndrangheta, s'interroga, persino nella seduta di un fresco primo di luglio nel proprio consiglio comunale. E si chiede perchè, oltre ogni politica, l'unica colpa di Rossella sia stato l'amore, l'innocenza, la verità, forte come un turbine, coraggiosa come in Ghandi, fino alla morte. E da quando ignara di un insondabile quanto tragico destino iniziò la sua impressionante discesa nell'inferno delle 'ndrine selvaggie e assassine. Tra via del Proconsolo e Piazza della Signoria felice, allegra, come solo una donna innamorata sa esserlo, s'incontrò con un giovane calabrese Francesco, fuori sede di Economia, originario di Palmi. Non sapeva non immaginava che anche sul suo petto sarebbe apparsa la lettera scarlatta, i segni infami della ndrangheta. La famiglia Frisina era dentro il maleficio di un campo sanguinario di faide e vendette, coinvolta nella guerra tra i clan Condello e Gallico di Palmi, 54 morti senza croci. Il padre sarà ucciso da due sicari a colpi di pistola. Poi toccò proprio a lui che scampò miracolosamente nonostante un colpo dritto in tempia. Allorò Rossella lo curà con ardore, tra parole e carezze, per convincerlo a recidere ogni legame con l'onorata società. Ma è lei che racconterà gli orribili restriscena al giudice Fleury. E fu il suo coraggio a far crollare in un istante il muro di piombo dell'omertà ma anche a scrivere irremediabilmente la propria condanna a morte. E mentre Francesco ritrattava lei scompariva in una bellissima ma immobile Calabria, prima sequestrata poi fatta a pezzi f da due criminali al soldo della stessa famiglia del suo amato assoldati per punire la straniera che si era impicciata dei fatti di casa loro. Prima di morire Rossella chiamò il padre Loreto, per salutarlo, per avvertirlo che sarebbe tornata a casa rientrando. La aspettarono invano, per lunghi, infiniti anni di lacrime e rimorsi. Adesso tutta Firenze ne parla. Rossella in quella fotografia ritrovata all'università è più bella, più luminosa, più dolce. Una martire della libertà e della giustizia, davanti alla Calabria, la Calabria dei delitti senza castighi, che ancora vigliaccamente continua a tacere.