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Nel 1928, E.A.Mario affrontò il tema della posteggia scrivendo la musica di " E dduje paravise", su versi di Ciro Parente. Alla fine della prima guerra mondiale, a Napoli vi erano ancora moltissimi posteggiatori, tanto che non vi era una trattoria senza la presenza di questi suonatori ambulanti, che rallegravano l’ambiente con le più famose canzoni napoletane e la musica di chitarre e mandolini. Questa attività, che veniva ricompensata con offerte libere dei clienti, andò velocemente a scemare per due cause fondamentali, lo svilupparsi dei mezzi di diffusione sonora (le trasmissioni radio a Napoli iniziarono nel 1926) e l’imposizione di una tassa da pagare alla SIAE per ogni canzone del loro repertorio. Nella seconda metà del 1800, tra i posteggiatori più conosciuti vi furono Giovanni Di Francesco e Antonio Silvio. Il primo, detto ‘ ‘o Zingariello ‘, nel 1879 fu convinto da Wagner a seguirlo in Germania, come suo menestrello privato, ma poi fu licenziato per averne insidiato la governante. Il secondo, detto ‘Don Antonio ‘o cecato’, fu molto apprezzato da Giuseppe Garibaldi. Fu il primo a suonare la canzone ‘ ‘O sole mio’ e alla sua morte, nel 1893, il suo violino fu acquistato da Giovanni Capurro che ne era l’autore. Il posteggiatore più famoso fu però Pasquale Jovino detto ‘o piattaro’, perchè da giovane aveva lavorato come decoratore di piatti. Nato nel 1865, a 27 anni fu chiamato a New York a suonare all’inaugurazione del monumento a Cristoforo Colombo, per i 400 anni della scoperta dell’America. Nella sua lunga vita ebbe occasione di conoscere Francesco Giuseppe, re Gustavo di Svezia, Umberto I, la regina Margherita e lo zar Nicola II di Russia che lo volle alla sua corte per riascoltare la macchietta ‘ ‘A risa’, suo cavallo di battaglia.