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Il nuovo singolo di Kharfi, “Exception To”, scritto insieme a Fabio De Marco e dalla cantante italoamericana Cristina Lizzul, che ha prestato la sua voce al singolo, è un brano ricco di energia, arpeggi veloci e una linea di basso potente, “pura energia in mezzo al vuoto esistenziale che stiamo vivendo in questo periodo e preludio di un nuovo capitolo personale”, precisa l’artista. Come e quando nasce “Exception To”? “Nel 2019 durante un'estate piena di movimento e con tante tante serate. Avevo da poco finito un singolo (‘Don't Waste My Time’) che poi sarebbe uscito il novembre successivo e volevo portarmi avanti preparando un traccia simile per dare un seguito a tutto. Poi sappiamo tutti cosa è successo”. Il Covid ha bloccato tutte le uscite. “E io ho dovuto anche ripensare a un nuovo piano editoriale, da artista indipendente. Ed eccoci qui, con il primo di tanti nuovi singoli fuori”. Puoi raccontare la tua collaborazione con Scuola Zoo? “Devo dire grazie ad Andrea Corelli che ha avuto una bella intuizione, quella di inserirmi nel mondo della formazione. Non sapevo nemmeno da dove cominciare ma poi mi son detto: ‘ok, porto la mia esperienza sul tavolo, la divido in giornate e ore, perfeziono gli argomenti ed espongo. E così è stato. Grazie a due classi con alunni curiosi e bravi con il quale ho avuto modo di lavorare, eccoci qui. A febbraio, se tutto va bene, si comincia con la terza LiveClass”. Hai una routine singolare e comunque molto dinamica. “Do lezioni a giovani ragazzi per inserirsi nel mondo del djing, lavoro part-time in cucina da McDonald's e produco. Questa è la mia routine. Mi piacerebbe avere la tranquillità mentale ed economica per mettermi al 100 per cento sulla musica, aspetto il momento giusto per farlo”. Quindi che fare ora? “Testa basta e guardare il proprio percorso. È come scalare una montagna senza averlo mai fatto prima. Non è semplice, anzi, ma qualcuno ci riesce. Avete mai visto il film ‘L'Ascension’? Un ragazzo, per promessa d'amore, scala l'Himalaya senza averlo mai fatto prima. È tratto da una storia vera. Vediamola così, è un momento di stress veramente lungo e particolare per l'industria, pensare a come ripartire è la chiave”. -Dove finisce la musica e inizia il business? “Penso che sia sbagliato dire che la musica finisce lì dove inizia il business. Io credo che il business inizi nel momento che si vuole far esportare a grandi numeri un progetto. Quando un dj ti fa la pubblicità di una macchina, a quel punto diventa business. Che non è sempre negativo, ricordiamocelo”. -È giusto sottolineare l'identità sonora, la riconoscibilità di un artista attraverso il suo suono? “Categorizzare nella musica è fondamentale. A oggi è difficile farlo ma una macroarea per me ci deve essere sempre. Non esiste l'artista che fa tutto. Si hanno sempre delle preferenze o una modalità di scrittura più improntata verso un genere in particolare. È comunque un'opinione personale, la mia”. Quanto è importante il dettaglio nella musica? “Il dettaglio è fondamentale nella musica, facciamo riferimento anche solo alla produzione musicale. Abbiamo le automazioni che ci permettono di controllare il volume o l’intensità di un effetto che andremo ad aggiungere a un qualsiasi elemento della canzone; queste nel dettaglio ti creano parte dell’atmosfera, sono delle piccolezze che nell’insieme creano la bellezza e la particolarità di una canzone”. -Pensi che l'intelligenza artificiale (e gli algoritmi) saranno deleteri per la produzione musicale o la supporteranno o addirittura la miglioreranno? “Io credo che non saranno molto utili e indispensabili, basti pensare ai vari servizi online che creano quello che l’uomo in studio riesce a fare meglio. L’apporto di una mente elastica come quella umana è fondamentale e lo sarà sempre”. Come pensi che il settore della produzione musicale possa evolversi in relazione all'arrivo di nuove tecnologie? “Può giovarne se sfrutta al meglio le tecnologie che ci troviamo davanti. Prendiamo lo streaming come esempio. Ci troviamo in meno di 8 mesi da streaming beceri in casa a vere produzioni 3D di stage (vedi Tomorrowland). Se applicato con la musica dal vivo, il prima possibile, sarà una bella botta”. Dove ci si può realmente spingere, a livello musicale, in fatto di sperimentazione? “Non c’è un limite. Il limite è mentale e si possono fare veramente infinite cose. Serve una elasticità mentale che permetta di poter uscire dagli schemi senza farsi prendere dal pregiudizio”. / kharfi https://bit.ly/kharfispotify https://ffm.to/exceptionto