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In questo intervento lungo e articolato, Piergiorgio Odifreddi propone una riflessione critica sul concetto di innovazione, mostrando come la scienza e la tecnologia non siano automaticamente sinonimo di progresso umano. Attraverso esempi storici, matematici, scientifici e culturali, Odifreddi smonta l’idea ingenua secondo cui ogni nuova tecnologia porti necessariamente benefici. Il cuore del discorso è l’analisi delle grandi innovazioni del Novecento. La prima è l’energia atomica, nata immediatamente nella sua forma più distruttiva: la bomba nucleare. Odifreddi ricorda Hiroshima e Nagasaki come il più grande atto di terrorismo della storia e sottolinea come la ricerca scientifica, spinta dal desiderio di conoscere, venga spesso utilizzata da poteri politici e militari nel modo peggiore possibile. Il caso di Los Alamos diventa emblematico: quasi nessuno degli scienziati abbandonò il progetto quando si seppe che la Germania nazista non stava costruendo la bomba, fatta eccezione per Joseph Rotblat, poi premio Nobel per la pace. Da qui il discorso si allarga al ruolo storico degli scienziati negli armamenti, da Archimede fino a Fritz Haber, mostrando che la scienza ha sempre avuto un lato oscuro che non può essere ignorato. Lo stesso schema si ripete con il computer, seconda grande innovazione del Novecento: nato da intuizioni teoriche di Turing e Babbage, sviluppato in ambito militare e oggi usato tanto per la conoscenza quanto per la diffusione della stupidità. Odifreddi entra poi nel cuore della matematica per spiegare come l’assenza di strumenti automatici abbia spesso stimolato l’ingegno umano. Attraverso l’esempio dei numeri di Fermat e del lavoro di Eulero, mostra come la mancanza del computer abbia portato alla scoperta di nuove teorie fondamentali come l’aritmetica modulare. L’innovazione autentica, sostiene, nasce dallo sforzo intellettuale, non dalla scorciatoia tecnologica. Il discorso prosegue con una riflessione profonda sul concetto di impossibilità in matematica: alcuni problemi non possono essere risolti con certi strumenti, e riconoscerlo è una forma più alta di conoscenza rispetto a soluzioni apparenti o “trucchi”. Non tutte le innovazioni sono buone innovazioni. Nella parte finale, Odifreddi affronta il web, i media, la plastica, la televisione e il villaggio globale di McLuhan, ribadendo che la tecnologia è neutra, come un coltello: può servire per nutrire o per uccidere. Il problema non è l’innovazione in sé, ma l’uso che ne fa una società spesso impreparata, dominata da ignoranza e abuso. Un intervento lucido, ironico e provocatorio che invita a guardare alla scienza senza idolatria, con spirito critico e responsabilità. ⏱️ TIMESTOP 00:59:53 Energia atomica e nascita della bomba 01:02:08 Los Alamos e responsabilità degli scienziati 01:04:07 Joseph Rotblat e il Nobel per la pace 01:05:23 Scienza e armamenti nella storia 01:07:04 Nascita del computer e Alan Turing 01:09:12 Ada Lovelace e l’informatica 01:10:12 Tecnologia: uso giusto e uso sbagliato 01:11:21 I numeri di Fermat 01:14:09 Il ruolo del computer in matematica 01:15:43 Euler e l’aritmetica modulare 01:17:38 Innovazione e impossibilità 01:19:13 Riga e compasso: limiti matematici 01:22:18 Perché non tutte le innovazioni servono 01:24:09 Web, Platone e Umberto Eco 01:25:02 Plastica: innovazione e tragedia 01:27:18 Media, televisione e stupidità 01:28:30 Tecnologia come strumento neutro 01:30:28 Villaggio globale e McLuhan 01:34:26 Internet e origine militare 01:36:23 Rete, conoscenza e abuso 01:38:05 Bene e male nella tecnologia 01:38:40 Conclusione