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Chiunque sogni di salire sul Monte Pelmo, il maestoso "Caregòn del Padreterno" che domina le Dolomiti, deve fare i conti con una delle sue caratteristiche più affascinanti e temute: la Cengia di Ball. Si tratta di una cengia lunga quasi un chilometro, che corre in diagonale sul grande bastione roccioso del Pelmo. Non è una via ferrata, non ci sono cavi o pioli a cui aggrapparsi: è un sentiero naturale, scavato dal tempo, che i primi alpinisti hanno sfruttato come passaggio chiave per raggiungere l'alta conca glaciale e poi la cima. Il nome ricorda John Ball, naturalista e alpinista irlandese che nel 1857 compì la prima ascensione al Pelmo e che proprio su questa cornice trovò la soluzione al "problema" della montagna. La cengia è spettacolare e inquietante allo stesso tempo. In certi punti si allarga fino a un metro, quasi una terrazza sospesa, in altri si stringe a mezzo metro, con il vuoto che si apre sotto i piedi per centinaia di metri. Non è tecnicamente difficile, ma richiede passo sicuro, sangue freddo e la capacità di muoversi in equilibrio in ambiente estremamente esposto. È una di quelle esperienze che uniscono fascino storico e avventura personale: lo stesso passaggio affrontato da Ball e dai primi alpinisti più di un secolo e mezzo fa, oggi si presenta quasi identico, senza corde o protezioni artificiali. La sua bellezza sta proprio qui: nella nudità della roccia e nella sensazione di percorrere un cammino che è rimasto fedele a se stesso, dove l'uomo può solo adattarsi alla montagna, non piegarla ai propri strumenti.