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LA MAMMA DI TUTTE LE MAMME. Il pellegrinaggio che si svolge ogni anno il lunedì in Albis – giorno della Pasquetta – fino al santuario di Maria Santissima dell’Arco, a Sant’Anastasia (dodici chilometri ad est di Napoli), è la partecipazione di numerosissimi gruppi di « battenti » o « fujenti » di ambo i sessi. Vestiti di bianco con fasce rosse alla vita e azzurre a tracolla, preceduti da bandiere e stendardi con l’immagine della Madonna dell’Arco, arrivano a piedi scalzi dopo molte ore di cammino. Sono scalzi per voto e, sempre per voto, devono compiere di corsa almeno l’ultimo tratto del pellegrinaggio. Quest'anno, 2022, è stato completamente blindato e si doveva essere accreditati per partecipare. La tradizione risale al 1450, quando in paese si svolgeva una festa. Due giovani giocavano a chi faceva andare più lontana la palla di legno colpendola con un maglio. Nel gioco, la boccia di uno dei due andò a colpire un albero di tiglio che sorgeva presso un’edicola votiva, facendogli perdere la partita. Il giocatore, accecato dall’ira, bestemmiando, scagliò la boccia contro la Madonna, colpendola alla guancia sinistra. Questa, cominciò a sanguinare. La gente – come riportato nei documenti del Santuario – si gettò sul sacrilego per linciarlo, quando si trovò a passare di lì il Conte di Sarno, Raimondo Orsini, Gran Giustiziere del Regno di Napoli, che fece liberare il malcapitato. Costatato quindi il miracolo, dopo un processo sommario, diede ordine di impiccare il giovane allo stesso albero di tiglio che aveva fermato la boccia. Dopo ventiquattr’ore l’albero seccò. Il pellegrinaggio dai vicoli di Napoli e dall’entroterra vesuviano al Santuario ripete un rituale di gesti e di comportamenti che gli antropologi assicurano essere del tutto simile a quello di cinque secoli fa. E’ un evento unico per ampiezza, fede, drammaticità e folklore, la cui tradizione è trasmessa di padre in figlio. La « caduta » in chiesa ai piedi della Madonna , avviene in un clima di eccitazione parossistica e, in moltissimi casi, esplode con manifestazioni sconcertanti di epilessia e di morte apparente. I frati domenicani del santuario più frequentato della Campania, dopo Pompei, sono preparati a fronteggiare quest’emergenza e nel giorno di lunedì dopo Pasqua allestiscono in sagrestia un vero e proprio ospedale da campo che a malapena riesce a fronteggiare la drammatica situazione.