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Cosa scoprirono gli archeologi nelle cripte di Palermo nel 1879?

Nel 1879, un gruppo di archeologi scese nelle antiche cripte sotto Palermo, convinti di trovare semplici resti di epoche passate. Ma ciò che emerse dalle tenebre superò ogni aspettativa. Le pareti, ricoperte da iscrizioni in latino e simboli sconosciuti, sembravano raccontare di riti proibiti e di un ordine segreto che aveva operato per secoli nell’ombra della città. Al centro della cripta principale giacevano dozzine di corpi mummificati, disposti con inquietante precisione geometrica, come se fossero parte di un rituale mai completato. Tra essi, una figura spiccava per la perfetta conservazione del volto, ancora espressivo, come se vegliasse su chi osasse violare il silenzio del luogo. Gli scienziati tentarono di spiegare il fenomeno, ma la composizione chimica dell’aria, i materiali delle bare e perfino la datazione dei tessuti sfidavano ogni logica. Da allora, nessuno ha più osato riaprire quelle cripte: chi lo fece, dicono, non tornò mai più lo stesso.