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Venti misure di prevenzione contro gli attivisti di Ultima Generazione. La Questura di Milano ha emesso sette avvisi di avvio del foglio di via, due fogli di via obbligatori per due anni e undici DACUR, divieti di accesso ai locali pubblici, nei confronti di dodici persone che hanno preso parte alle proteste contro il ristorante di Carlo Cracco in Galleria Vittorio Emanuele. Un giro di vite per fermare le contestazioni, dopo che per tre volte il locale dello chef stellato è diventato teatro di blitz ambientalisti. Il primo episodio risale al 19 marzo, quando alcuni attivisti, dopo aver consumato nel ristorante, si sono seduti a terra esponendo uno striscione con la scritta “Il Giusto Prezzo” e rifiutandosi di andarsene. Il 23 marzo la protesta si è fatta più impattante: la passata di pomodoro è finita sugli arredi della veranda, scatenando l’ira dello staff e l’intervento delle forze dell’ordine. Ma il caso più clamoroso è scoppiato il 26 marzo, con un’azione che ha portato alla denuncia dello stesso Cracco. Tre attivisti hanno prenotato un tavolo, ordinato vino e poi hanno dato il via alla protesta, versando il contenuto dei calici sui tavoli e riprendendo la scena con i telefoni. È stato allora che, secondo la denuncia di Ultima Generazione, lo chef avrebbe sottratto il telefono a una delle manifestanti, allontanandosi e rifiutando di restituirlo. Un gesto che ha acceso il dibattito e portato alla denuncia per furto nei suoi confronti. Ora, con i provvedimenti della Questura, gli attivisti colpiti non potranno rientrare a Milano né avvicinarsi ai locali del centro. Ma Cracco non cede e rilancia: “Si fanno pubblicità gratuita tirando in mezzo il mio ristorante.” E mentre la repressione si intensifica, la battaglia tra ambientalisti e chef stellato sembra tutt’altro che chiusa.