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In un canto siciliano del 1857, un servo rivolgendosi a Cristo, gli racconta che viene maltrattato dal padrone e gli chiede di sterminare questa "malarazza", il Cristo risponde che il servo non si ritrova i chiodi alle mani e ai piedi e quindi è libero di prendere il bastone e di uscire fuori i denti... un dialogo tra un pover'uomo e Gesù in croce, che rompe un po' gli schemi esistenzialisti della religiosità, tirandone fuori verità troppo scomode per il Cristianesimo di ieri e di oggi.Venne pubblicato da Leonardo Vico nel 1850. Fu immediatamente censurato dalla chiesa. Un servo tempo fa, in questa piazza Con queste parole Cristo pregava: "Signore, il mio padrone mi maltratta Come fossi un cane per la via Con le sue manacce arraffa tutto Nega persino che la vita sia mia E più mi lamento, più mi minaccia Mi imprigiona e mi sevizia Così ti prego questa vile razza Distruggila Tu, Cristo, per me" E Cristo dalla croce rispose: "Che son paralizzate le tue braccia? Oppure sono inchiodate come le mie? Chi vuole la giustizia se la faccia E non si aspetti l'intervento altrui Se sei un uomo e non sei impazzito Metti a profitto questo mio consiglio Adesso non sarei su questa orrenda croce Se avessi fatto ciò che dico a te" Ma questa risposta alla Chiesa non piacque E così la cambiò: "Pazzo, hai dimenticato il mio Verbo? Sempre in guerra sarà la razza umana Se all'offesa, con l'offesa risponderà Il tuo nemico bacerai e abbraccerai Ed al mio fianco in Paradiso siederai Mi lasciai crocifiggere dagli Ebrei Pur potendo distruggere cielo e terra" La poesia dopo che fu cambiata da Vigo per ragioni censura se da un lato invita alla non violenza "Sempre in guerra sarà l'umanità se con le violenze la violenza punisce", dall'altro trasforma completamente la risposta del Cristo, che altro non è che un invito alla rassegnazione, peraltro con l'aggiunta di chiaro antisemitismo, che all'epoca non guastava mai. Dopo Modugno questo brano è stato registrato e portato all'attenzione del pubblico in diverse versioni e da diversi gruppi di musica etnica, tra questi è giusto citare i siciliani "La Taberna Milensis" e gli "Zabharà" e i Calabresi "Mattanza".