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Processo Impagnatiello, la sorella di Giulia Tramontano contro la difesa: “Offensiva e Insensibile

Un’udienza senza sentenza, molto attesa peraltro, che lascia l’amaro in bocca e profonda delusione negli occhi e nelle parole della famiglia di Giulia Tramontano, la donna uccisa mentre era incinta al settimo mese, dal suo ex compagno Alessandro Impagnatiello. Delusione non solo per la mancata sentenza, per la quale si dovrà attendere il 25 novembre, ma anche per le parole utilizzate dalla difesa dell’imputato durante la requisitoria. Per le due avvocate che difendono Impagnatiello, Giulia Geradini e Samantha Barbaglia, l’ex barmban non sarebbe “lo stratega” dipinto dalle parole delle pm e dall’avvocato di parte civile, bensì un “uomo fragile e vulnerabile”. "Per i familiari di Giulia, presenti in aula, assistere al processo per il suo omicidio è stato come vederla morire una seconda volta. Le parole della difesa sono risuonate offensive e insensibili, definendo l’atroce atto compiuto dall’assassino come un ‘grave gesto’ come se si trattasse di un banale errore, una marachella, e non di un crimine efferato". Con queste parole si sfoga con un lungo messaggio sui social Chiara Tramontano, sorella della vittima, che in aula ha assistito alle requisitorie delle parti, insieme a tutta la sua famiglia, attendendo con ansia una sentenza che però non è arrivata. "La difesa ha affermato che, se l’assassino fosse stato un ‘vero stratega’, avrebbe ‘buttato il corpo’ di Giulia, come se si stesse parlando di immondizia, senza alcun rispetto per il valore di una vita umana. Parole che offendono non solo la memoria della vittima, ma anche chi rimane". Per Chiara andava affrontata la realtà, mentre invece è stato chiesto di far cadere le aggravanti. "Con una raccapricciante lettura di messaggi inviati dall’assassino alla sua vittima dopo averla uccisa, siamo stati invitati ad apprezzare uno spiraglio di senso di colpa e richiesta di perdono - scrive la sorella di Giulia -. Una ridicola sceneggiatura, riproposta dalla sua difesa per una valutazione distorta di gesti in cui si nasconde tutta l’atrocità di chi finge di cercare una compagna che aveva già ucciso e bruciato due volte”. Poi conclude: "Ci si aspetta sempre che, di fronte alla verità. Un assassino alzi le mani e accetti il suo destino. Invece, abbiamo assistito a una teatrale rappresentazione del fallimento dell’empatia verso la famiglia della vittima e di ogni valore umano. Nell’immagine di questo assassino si nasconde tutto il fallimento dell’umanità, socialità, famiglia, e del rispetto dei sentimenti altrui. Ogni parola spesa per un tale assassinio diventa miserabile e ripugnante come lo stesso".