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Nella chirurgia protesica, l’approccio conservativo, laddove possibile, diventa una scelta strategica non solo per preservare l’anatomia del paziente, ma anche per migliorare i tempi di recupero e ridurre i rischi. Lo sottolinea con chiarezza il Dott. Maurizio Rubino, chirurgo ortopedico, in un’intervista in cui illustra quando e perché la protesi monocompartimentale è preferibile a quella totale. “Quando la terapia conservativa non è in grado di ottenere un risultato soddisfacente per le condizioni di partenza di un ginocchio artrosico,” spiega Rubino, “dobbiamo semplicemente scegliere il tipo di intervento chirurgico più adatto. Il trattamento si basa essenzialmente sulla sostituzione protesica, ma il nostro obiettivo deve essere quello di essere il più conservativi possibile. I nostri impianti, se possibile, devono prevedere la conservazione dei legamenti.” Conservare il più possibile: la scelta mirata alla protesi monocompartimentale “Spesso – continua il chirurgo – le ginocchia non sono in asse, ma presentano un varismo, cioè uno sbilanciamento con sovraccarico sul compartimento interno. In questi casi, secondo me, è assurdo pensare di sostituire integralmente il ginocchio con una protesi totale, quando invece c’è spazio per una ricostruzione protesica mirata al comparto mediale.” Il Dott. Rubino evidenzia anche che, sebbene meno frequente, esiste un’indicazione precisa per un’altra tipologia di protesi più selettiva: “È molto più rara l’indicazione alla protesi monocompartimentale laterale, cioè sul comparto esterno. Tuttavia, quando l’indicazione è corretta, i risultati sono ottimi. Va detto però che, tecnicamente, è un intervento un po’ più complesso e richiede un’esperienza chirurgica con alti volumi da parte dell’operatore. Ma consigliare una protesi monocompartimentale quando ce ne sono le condizioni è una scelta assolutamente vincente, sia per il paziente che per il chirurgo.” Rischi ridotti e recupero più rapido: i vantaggi per il paziente Non solo efficacia, ma anche minori rischi post-operatori: “Rieducazione non significa che l’intervento sia più semplice, ma vuol dire che l’impatto sul paziente, in termini di rischio infettivo e di perdita ematica, è assolutamente favorevole all’impianto monocompartimentale, che nella maggior parte dei casi riguarda il comparto mediale, ma può anche essere laterale.” Un approccio chirurgico basato su equilibrio, precisione e rispetto della fisiologia articolare: è questa, secondo il Dott. Rubino, la chiave per offrire ai pazienti un futuro più stabile – e meno invasivo – dopo l’artrosi del ginocchio. Canali Qui Salute Magazine: Visita il nostro sito web: https://bit.ly/3kBLmjE Visita la nostra pagina Facebook: https://bit.ly/2VZBbuS Visita la nostra pagina Instagram: https://bit.ly/3rlRIol Visita la nostra pagina LinkedIn: https://bit.ly/36QOuQt Visita la nostra pagina TikTok: https://bit.ly/TikTokQuiSalute