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Il 29 aprile del 1975 moriva Sergio Ramelli, esponente diciannovenne del Fronte della Gioventù, vittima di un agguato di avanguardia operaia avvenuto 47 giorni prima, il 13 marzo, sotto casa sua. Cinquant’anni di memoria e ricordo, incastonati nelle corone di fiori deposte nel giardino di via Pinturicchio, dedicati proprio a Ramelli. Ma anche e soprattutto cinquant’anni di divisioni che ogni anno tornano a rianimare il dibattito pubblico, a partire dal tradizionale corteo nero che si conclude con la cerimonia del presente e la selva di saluti romani. Temi su cui il presidente del Senato Ignazio La Russa, all’epoca dei fatti avvocato della Famiglia Ramelli, non ha voluto prendere posizione, nonostante le domande dei cronisti. Poco più tardi, a margine di un’altra commemorazione ha spiegato che lui al corteo nero non partecipa e che la magistratura non abbia considerato un reato i saluti romani del passato. Sul tema si è invece espresso così il sindaco Sala. Al primo cittadino è stato poi chiesto se una via a Ramelli potrebbe essere qualcosa nell’orizzonte milanese. L’ipotesi di una via o una piazza dedicata alle giovani vittime degli anni di piombo ha anche incontrato il favore di La Russa, che si è detto “estremamente favorevole”, pur specificando che “poi le storie singole sono diverse”.