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Festival della Strina - Lago 01-01-2016 Chi volesse definire la Strina semplicemente un canto popolare di prevalenza natalizia commetterebbe un grossolano errore oltre che incorrere in una immotivata diminutio. In realtà si tratta di un fenomeno culturale di vasto interessamento popolare che riguarda quasi tutte le località collinari e montane del territorio calabrese coinvolto. Ha antiche origini finalizzate al buon auspicio natalizio, al dono (accezione dialettale strina di strenna) che si fa portandosi nelle case ad eseguire il canto. Pur mantenendo una forte valenza natalizia è praticata in altri momenti dell’anno e con finalità che vanno oltre gli auguri casa per casa. Un gruppo che si esibisce con la strina è composto da più voci e alcuni degli strumenti che complessivamente vengono utilizzati: fisarmonica, chitarra (classica, acustica, battente), mandolino, tamburello, sazeri (strumento in bronzo utile per ammaccare il sale -murtalu, ammaccasalu-“. Quasi sempre gli strumentisti si uniscono al canto. La versione più antica e nota è la strina cosentina praticata nelle feste natalizie con un testo specifico pronunciato con le varie assonanze dialettali dei vari paesi. Tante sono le diversificazioni nei vari luoghi in relazione al contesto in cui il canto viene portato. La strina di Lago (Vachitana) ha una specificità unica che la rende straordinariamente affascinante. Va ben oltre il tradizionale canto con l’abituale testo cosentino. Si svolge ogni anno, a Capodanno, una vera e propria competizione cittadina del canto strinale. Chiunque può comporre un testo dialettale con argomentazione a piacere sul paese. Si può raccontare ciò che è accaduto nell’anno, una particolarità degli usi e costumi, un escursus dell’operato amministrativo, rapporti di evidenza pubblica tra persone, attività commerciali chiuse ed aperte, eventi di prestigio, iniziative brillanti, ecc. Può essere citato chiunque senza oltrepassare i limiti, si può argomentare con ironia, sarcasmo, satira, sfottò. Tutto deve essere accettato, a volte anche contenuti un po’ oltre. Gli strinari si iscrivono alla competizione (festival della strina) cantando anche o cedendo il testo ad altri per il solo canto. Si può partecipare singolarmente, in coppia, in gruppo. Ai presenti in sala (sempre colma di appassionati e curiosi) viene consegnata una scheda su cui esprime uno/due voti; nell’occasione si chiede una libera contribuzione per aiutare a coprire le spese organizzative. Generalmente, vista l’ampiezza di una strina che dura da 15 a 20 minuti, i concorrenti sono 5-6. Ad essi, durante la serata, si aggiungono strine di altri fuori gara (quest’anno il sindaco Cupelli) e brevi strine inviate da cittadini di Lago emigrati in varie parti del mondo che vogliono partecipare al sentimento indissolubile della strina. La kermesse generalmente va dalle ore 21 a mezzanotte. Parteciparvi è uno spasso trascinante che, anche chi non è del luogo e non conosce persone e fatti, si sente coinvolto dall’armonia di grande giovialità che imperversa nella sala pastorale che si presta come teatro. L’aspetto che emerge immediatamente è la variegata partecipazione di spettatori d’ogni età, ma soprattutto la competizione canora di fasce giovanili che consentono il perpetuarsi della tradizione, cosa problematica in tanti altri coinvolgimenti sociali di antica data. L’edizione del 2016 è stata vinta da una coppia che si è esibita con una strina conflittuale tra un cittadino di Amantea che opera a Lago e un cittadino di Lago. Il titolo della strina "Vacu Mantija" della durata di venti minuti di cui ne vengono mostrati solo cinque. I due se le sono dette di santa ragione, si fa per dire, concludendo con un amorevole saluto al pubblico che, anche quest’anno, è rientrato a casa compiaciuto della bella serata affidando agli strinari il compito di preparare i testi l’anno prossimo. Antonio Cima 03-01-2016