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Apprendi i segreti della comunicazione emotiva in 3 step nel mio webinar gratuito “Parlare al cuore”, e riuscirai a farti ascoltare da piccole o grandi platee. Iscriviti gratis qui al link: http://bit.ly/3rnrrFd La comunicazione sui social può talvolta comportare il rischio di perdere di credibilità. Ecco perché imparare a comunicare in modo efficace diventa una necessità per qualsiasi professionista. Chi utilizza i social per divulgare ciò che fa, ormai sa che la sola conoscenza dell'ambito di cui si occupa non è sufficiente. Instagram, Facebook, TikTok e gli altri social network offrono sempre più modalità per condividere messaggi con un vasto pubblico. Ecco che comunicare a persone molto diverse tra loro spesso significa dover fare un compromesso divulgativo. Questo ti consente di sapere fin dall'inizio che il tuo messaggio non potrà essere adatto a tutti. Inizia a sperimentare focalizzandoti su un primo target comunicativo, e ricorda che l'errore è una parte inevitabile del processo, ma non sarà quel singolo errore a farti perdere di credibilità. LINK UTILI: Unisciti al gruppo Facebook "Officina per la Mente", dove parliamo di tecniche pratiche per la tua crescita personale: https://bit.ly/360XhQ3 Iscriviti qui al mio video corso gratuito sulla crescita personale: http://bit.ly/Crescita #comunicazione #socialnetwork #psicologia --- YB: «Secondo te, ecco, questa secondo me può essere una domanda interessante... Allora, tu sei un divulgatore, ok? Ce ne sono tanti in altri ambiti e in altri settori, ce ne sono un botto sui social. Secondo te, un divulgatore, una persona che ha una conoscenza profonda della materia, nel momento in cui va sui social in qualche modo perde di credibilità? Almeno all'inizio. Cioè, per dire, come hai detto tu adesso: "Ma guarda quello, lo fa solo per fare i numeri sui social, sì vabbé ma lui è uno YouTuber, non è davvero uno psicologo, un chimico, un giornalista..."» LM: «Sì, certo, sicuramente, come si dice, "Se preghi per la pioggia, preparati al fango". Se vuoi comunicare a tante persone, ci sono degli effetti collaterali inevitabili. Tuttavia, sì! Questa cosa io l'ho vissuta nel senso che è chiaro che tu devi fare un compromesso divulgativo, a un qualche livello. Cioè, ragioniamo per assurdo: adesso viene fuori TikTok, i reels, in 15 secondi. Come fai a divulgare la psicologia in 15 secondi? Ovviamente, o sei una cintura nera di divulgazione, ma comunque non ce ne sono, no? Allora è chiaro che tu devi fare un compromesso e devi sapere che il messaggio che tu mandi non è adatto a tutti, non può essere adatto a tutti i milioni di persone che ci sono in Italia. E fai una scelta, e ti posizioni intanto su un unico target comunicativo. Quindi, magari, in 15 secondi parli agli adolescenti. Poi però fai anche dei video da 3-5 minuti dove parli a un ventenne. E poi hai anche dei video di 30 minuti dove intervisti, approfondisci e svisceri, e in questo modo vai a prendere l'attenzione di chi già hai educato con i reels da 15 secondi. É un funnel comunicativo, che io ho creato poco alla volta: prima facevo solo i video da 5, poi ho capito che ad alcuni non bastavano più i video da 5, e allora ho fatto i video anche da 20, da 30 minuti. Oppure, per alcuni i video da 5 erano troppo... Io la vedo come una scala mobile: tu entri al primo livello per te giusto, e poi io gradualmente ti devo portare su, al primo piano, e poi al secondo, e poi al terzo, in che modo? Con un funnel di contenuti.» YB: «E, senti, a questo punto ti chiedo: come fai ad accorgerti di dover fare e introdurre questi step comunicativi?» LM: «Me ne sono reso conto sicuramente grazie anche alle critiche che ho ricevuto, cioè, alcune cose tu le capisci solo facendole, c'è poco da fare. Non puoi partire con un piano perfetto, perché tu hai in testa delle robe, ma poi quando ti muovi nel territorio ti rendi conto che magari erano sbagliate. E quindi, si tratta di sbagliare, di mettere in conto che l'errore è una parte inevitabile del processo. Io ogni anno mi pongo degli obiettivi. La metà di questi obiettivi sono realistici, come si dice? Sono smart, sono specifici, misurabili, realistici, accessibili, temporalmente ben definiti. Però, l'altra metà dei miei obiettivi sono obiettivi folli, che di accessibile e di realistico non hanno nulla, ed è giusto che sia così, perché non sono gli obiettivi smart, realistici e accessibili che cambiano il mondo. Madre Teresa di Calcutta non aveva un obiettivo smart. Gandhi, Mandela, Steve Jobs, Google, Bezos non avevano niente di realistico e accessibile, ed è questo che bisogna fare. Una metà realistici, l'altra metà irrealistici, e sai che di quel 50%, almeno una metà la fallirai, e va bene! Ma se ti entra quell'idea lì grandiosa, diventa una roba game-changing, è questo secondo me il modo in cui bisogna approcciare nell'innovare o quanto meno avvicinarsi.»