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Massimo Cacciari illustra la figura di Niccolò Cusano, (Kues, 1401 – Todi, 11 agosto 1464), cardinale, teologo, filosofo, umanista, giurista, matematico e astronomo tedesco. Nel pensatore tedesco si intrecciano le istanze della tradizione teologica e filosofica neoplatonica e quelle relative alla rinascita degli studia humanitatis, insieme alle prime intuizioni matematiche e cosmologiche. Partecipa al concilio di Basilea, lotta utopisticamente per l’unità della Chiesa d’Occidente e d’Oriente. Il sogno però fallisce con la caduta di Costantinopoli, uno dei più grandi traumi della cultura europea. La sua filosofia è determinata dalla riscoperta di Platone e del platonismo. La sua riflessione teoretica parte dalla constatazione dell’abisso tra realtà divina e ratio naturalis. Nella sua opera "De non aliud" l’Uno divino appare nella propria alterità, distante dalla molteplicità creaturale. Niccolò Cusano cerca di risolvere tale aporia in questi termini: Dio, essendo il totalmente altro, ed essendo nient’altro che sé, si riflette nella perfetta singolarità di ogni ente, e lo fa a sua immagine. Questo concetto di un’unità divina che è «tutto in tutti», causò a Cusano l’accusa di panteismo, ma Cacciari sottolinea come l’unità divina cusaniana non si disperde nella molteplicità e non si ha perciò nessun Deus sive natura. Inoltre, l’idea dell’unità divina, la quale è pensata come coincidentia oppositorum, ha una valenza non solo logica, ma anche cosmologica. Nel "De possest" Cusano infatti afferma che Dio è la totalità non degli enti dati e rappresentabili, ma l’identità dei possibili. Non dunque un cosmo dato ma possibili infiniti cosmi. Questa intuizione contribuì nel Cinquecento alla rivoluzione scientifica. Nella "Docta ignorantia", inoltre, Cusano sviluppa ancora il tema dell’assolutamente altro. La ignoranza può dirsi dotta quando arriva a pensare l’assolutamente altro, il nome divino. Decisive sono anche le intuizioni matematiche di Cusano sull’infinito. In "De coniecturis" Cusano tratta tutte le verità come congetture. Gli stessi dogmi possono essere letti come congetture, come sottolinea Cusano nel De pace fidei. Non vi è tuttavia traccia di relativismo, perché la verità di Dio resta sempre l’infinito inattingibile. Riferimenti bibliografici: Niccolò Cusano, De calendarii reparatione, 1436. Niccolò Cusano, De docta ignorantia (La dotta ignoranza), 1440. Niccolò Cusano, De coniecturis (Le congetture), 1442. Niccolò Cusano, De Deo abscondito, 1444/1445. Niccolò Cusano, De non aliud (Il non-altro), 1462. Niccolò Cusano, Trialogus de possest, 1460. Niccolò Cusano, De pace fidei (La pace nella fede), 1453.