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La prima volta che ho sentito parlare di Carla Denule è stata in una sera d’estate, credo fosse nei primi anni 2000, tramite un amico giornalista di Torino, con il quale avevo collaborato per una inchiesta sulla emigrazione di migliaia di nostri conterranei sia piemontesi che sardi verso l’Argentina. Era stata una lunga ricerca e probabilmente anche per questo motivo si era cementata la nostra amicizia, e ogni tanto ci sentivamo anche esulando dalle solite notizie di cronaca. Fin dal mio inizio nel giornalismo cercavo di essere sempre attento a tutte le manifestazioni che si svolgevano sia nei semplici cortili dove si incontravano i cantori delle nostre tradizioni e sia nelle varie feste paesane che costellavano nel tempo le varie stagioni in onore dei santi. Il mio interesse verteva soprattutto verso Artisti emergenti nel nostro panorama etno-musicale della Sardegna. Credevo che ogni tassello fosse importante per contribuire a salvaguardare e a difendere quel grande mosaico che è la identità del nostro popolo. Mi interessava molto la parte umana degli artisti, la loro tenacia nel credere nella lingua sarda come forma di comunicazione del loro canto, salvaguardando allo stesso tempo la nostra identità di popolo. Ed è anche grazie a loro, se la nostra lingua resiste nel tempo a tutte le insidie ed ai miraggi della comunicazione moderna. Per me venire a sapere di Carla Denule da un “continentale” era stato come si dice in gergo giornalistico “prendere una buca” e mi sono rimproverato perché prima di allora non avevo mai sentito parlare di una nuova promessa nel firmamento etno-musicale della Sardegna. - - - Tratto da: “Rivista Donna” Carla Denule: “Io penso in sardo” 19 Marzo 2015 - Rivista Donna. “Io penso in sardo” con queste parole Carla Denule ci racconta la sua vocazione per il canto sardo. Carla è una delle voci più importanti e belle della scena tradizionale. Inizia a cantare giovanissima e interpreta la tradizione di questa meravigliosa isola tenendo sempre vivo, con la sua bellissima voce, uno dei patrimoni folkloristici più importanti della Sardegna. Nella sua carriera ha sempre cercato di mettere al primo posto la passione per la musica e la conoscenza delle storie e della tradizione che si cela dietro ogni testo canoro. Incontri, idee, emozioni del percorso di un’artista che ha fatto una scelta di vita: “Cantare è la mia massima espressione, ogni mia interpretazione è unica, perché è una parte di me”. Rivista Donna l’ha incontrata per voi… C’è una esibizione che ti ha emozionata di più? L’emozione accompagna ogni mia esibizione … ricordo in particolar modo il debutto del mio spettacolo interamente al femminile nell’ aprile del 2004 a Neoneli. Fu una sensazione unica e irripetibile, la ricordo perfettamente: tutte donne, vestite di bianco, al centro del palcoscenico un quartetto d’archi … atmosfera magica … gli arrangiamenti orchestrali si affiancavano a quelli della tradizione dando al tutto un sapore nuovo e accattivante … L’idea fu di Renato Piccinnu, della R&G Music, Agenzia Spettacoli di Olbia. Collaboravo con lui da tempo; ha sempre creduto in me e quella volta volle proprio azzardare, anche un po’ in disaccordo con le idee di tanti. Di lì a poco quello spettacolo si rivelò essere vincente. Ancora oggi molti ricordano quella magia … fu l’unione di diverse forze che diedero vita a un mix davvero convincente. Parallelamente uscì il mio primo disco, il cui brano di punta, “Notte de luna”, è rimasto nel cuore di tutti i sardi e non solo. Gli arrangiamenti dell’intero lavoro furono curati da Marco Piras (uno dei componenti della storica formazione dei Bertas), col quale da allora iniziò una solida collaborazione e che ha avuto un ruolo molto importante nella mia formazione artistica. Cosa vuol dire per te cantare in sardo? Dopo tanti anni di esperienza, posso dire che cantare in sardo sia il modo migliore per esprimere me stessa e per comunicare in maniera più convincente. Ho interpretato vari generi (musica leggera, jazz) e in diverse lingue, ma sicuramente “dar voce alla mia terra”, nella mia lingua, ecco questa è la via prediletta. Cantare è sinonimo di … Credo che ognuno di noi abbia una missione in questo mondo … la mia è quella di cantare; ho capito che è questo il senso della mia vita. Il canto dà un senso alla mia esistenza . /. . . . . .