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Perché un genio della Silicon Valley che parla di Uno, coscienza universale e amore evita accuratamente una parola: Dio? Federico Faggin, inventore del microprocessore e pioniere dell'informatica, ha dedicato oltre mille pagine a smantellare il materialismo scientifico. Nei suoi tre libri filosofici - Silicio, Irriducibile e Oltre l'Invisibile - sostiene che la coscienza è irriducibile alla materia, che l'universo è fatto d'amore, che siamo esseri spirituali temporaneamente incarnati in un corpo-avatar. Eppure, in tutto questo percorso filosofico, non nomina mai Dio. Questo silenzio non è casuale. È una strategia precisa che rivela qualcosa di profondo sulla nostra cultura: la separazione artificiale tra ragione e fede. Una dicotomia che la fisica quantistica e la teoria della coscienza di Faggin stanno progressivamente demolendo. In questo episodio esploriamo: La missione autobiografica di Faggin: come è passato dai dogmi religiosi dell'infanzia cattolica vicentina ai dogmi del materialismo scientifico, per poi metterli entrambi in discussione Il paradosso culturale: perché oggi la religione è considerata opinione soggettiva mentre la scienza è vista come l'unica fonte di verità oggettiva La strategia del silenzio: come Faggin evita di nominare Dio per preservare la credibilità scientifica del suo lavoro sulla coscienza L'apologetica laica: come la sua opera diventa un ponte involontario tra scienza e dimensione spirituale La convergenza di probabilità: un nuovo modo di pensare la fede non come salto nel buio ma come assenso ragionevole basato sull'accumulo di indizi convergenti Timestamp principali: 00:00:00 Introduzione 01:00:10 Faggin e la religione 01:03:30 Il silenzio strategico di Faggin su Dio 01:05:30 La separazione tra ragione e fede 01:08:45 Faggin come apologetica laica 01:12:15 La coscienza come esperienza primaria 01:15:50 Il problema del libero arbitrio 01:18:20 La convergenza di probabilità 01:21:40 Materialismo come fede cieca 01:23:45 Conclusioni e riflessioni Faggin dimostra che il libero arbitrio non può esistere in un universo puramente materiale e deterministico. Se tutto fosse solo materia che segue leggi fisiche, saremmo automi biologici senza vera scelta. Ma l'esperienza quotidiana della nostra libertà di decidere suggerisce l'esistenza di qualcosa che trascende il determinismo materiale. La coscienza come comprensione semantica - la capacità di dare significato alle cose - è incompatibile con un sistema puramente algoritmico. Un computer può processare simboli ma non comprende cosa significano. La comprensione richiede un soggetto consapevole, una prospettiva in prima persona che nessun meccanismo materiale può generare. Questo conduce a quella che chiamo "convergenza di probabilità": quando molteplici linee di evidenza indipendenti puntano tutte nella stessa direzione, l'ipotesi che esse convergono diventa progressivamente più ragionevole. La fisica quantistica che rivela l'insufficienza del materialismo, la neuroscienza che non riesce a spiegare la coscienza, l'esperienza personale del significato e della libertà - tutto converge verso l'idea che la realtà non è solo materia. Come scrive Faggin: "L'universo non può essere da meno di quello che crea. Come fa il più venire dal meno? Come fa il caso a creare una foglia, per non parlare di noi umani? È un'enorme forzatura insistere che tutto viene dal caso. Se fosse così, la casualità non algoritmica sarebbe un altro nome per indicare Dio." Il materialismo finisce per essere una forma di fede quanto qualsiasi religione - solo che adora un Dio cieco, sordo e muto che chiama caso. La domanda finale è: dove ti porta la tua convergenza di probabilità? Verso un universo casuale e insensato o verso un Uno che parla, crea e ama? Se vuoi approfondire il pensiero di Federico Faggin, guarda tutti i video della serie sul mio canale YouTube. Ti aspetto nel prossimo episodio de La mia vita spaziale. Qui il link del libro citato nel video: https://amzn.to/4qetaLv