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Classe 1944, Domenico “Mimì” Chiorazzo ha aperto il suo ristorante in via Rosica nel lontano 1971, nel cuore vero e pulsante del centro storico di Potenza, quello dei vicoli e delle strade parallele, che si diramano come vene e arterie nella parte vecchia della città. Da sempre attento osservatore e commentatore della realtà cittadina, conosciuto e apprezzato per la sua saggezza, in oltre cinque decenni Mimì ha visto cambiare le dinamiche di Via Pretoria e dintorni, ma la sua “ricetta” per il rilancio di un Centro che ha scorto man mano languire nell’abbandono, è sempre quella: “piccole cose”. d - Da quanti anni lavora nel Centro Storico? r - Dal 1969. Facevo il caposervizio alla Taverna Oraziana, e più tardi in un altro locale in Via del Popolo. Nel 1971, ho aperto questo ristorante in Via Rosica. In realtà, la mia esperienza lavorativa partiva dal 1961, con la scuola alberghiera, poi ho fatto una decina d’anni all’estero, Germania, Francia, Danimarca, Svizzera, un po’ dappertutto insomma. d - E’ stato facile, nel ‘71, aprire una realtà come questa nel centro storico? O magari sarebbe più facile oggi? r - Beh, quello era il periodo del Boom. E anche qui da noi si poteva aprire con facilità, le banche ti davano un po’ di ascolto. Adesso invece le cose sono diventate complicate. Tanto complicate, che purtroppo le varie leggi nazionali a volte vengono stravolte dal sistema stesso. Oggi c’è la possibilità di fare somministrazione all’esterno anche non avendo il bagno all’interno del locale: questa famosa SCIA infatti non è altro che un documento per aggirare gli ostacoli delle concessioni edilizie. d - Dagli anni 70 a oggi, come l’ha visto cambiare il centro storico? r - Diciamo che è andata bene fino al 1990, poi man mano, invece di crescere, migliorare, trasformarsi, è andata in decrescenza. d - In effetti, fa specie vedere quei filmati degli anni 70-80 con tutta quella gente in via Pretoria. Sembra una di quelle strade dei film americani...Oggi invece... r - Dare a una città la possibilità di allargarsi, di avere altri quartieri, è un fatto positivo, ma questo non significa trascurare il cuore della città. d - Perché il Centro è stato trascurato? r - Perché c’è stato un disegno, non so se politico, se amministrativo (questo lo deve sapere chi gestisce), ma sta di fatto che hanno trovato la maniera di allontanare le persone. L’amministrazione dovrebbe essere pronta a dare qualche incentivo per spingere la gente a ritornare a lavorare nel centro storico. d - Tanti esercizi commerciali hanno chiuso. Da cosa è dipeso? r - E’ dipeso innanzitutto dai prezzi di locazione. E’ qui che l’amministrazione avrebbe dovuto pensare a qualche incentivo: far pagare meno spazzatura, non so, far sì che chi apre in centro storico non si senta discriminato rispetto agli altri. Perché qui, a differenza che in altre zone, mancano i parcheggi, e non si è attrezzati col trasporto pubblico, che praticamente non esiste. E’ vero, se io arrivo in piazza 18 Agosto e ho l’ascensore, non mi serve la macchina; ma deve esserci il trasporto pubblico funzionante! E invece non c’è controllo. Eppure basterebbe verificare l’arrivo dei bus alle singole fermate; non si è voluto arrivare a questo, ma è un fatto civile. Il “sistema verticale” di per sé è positivo, ma da noi non funziona; se si chiude alle 10 la sera, come vuole che il cittadino possa prendere la scala mobile da un’altra parte della città e venire verso il centro storico? Sulla Fondovalle, Santa Lucia, c’è un”capannone”, sempre vuoto. Io dico: fate un vero terminale, mettetelo a regime, cercate di trovare il sistema per far funzionare davvero le scale. Hanno speso tutti quei soldi....i famosi pannelli solari avrebbero dovuto metterli da subito, per dare energia a tutto il sistema delle scale potentine. d - In questi 50 anni ha magari registrato anche un cambio di mentalità nei residenti del Centro? r - Sì, un po’, tipo per la questione parcheggi: bisogna rassegnarsi al fatto che non si può avere il posto, numerato per giunta, sotto casa. Se non c’è per gli avventori, cioè quelli che dovrebbero portare economia.... La città è piccola, non ha spazi, quindi si sarebbe dovuto pensare, per esempio, all’Ariston che sta lì che piange: se ci facessero un parcheggio (entrata da via Mazzini e uscita da via 4 Novembre), potrebbe essere la svolta. Ma bisogna sedersi a tavolino e discuterne. d - Come commercianti avete negli anni più volte incontrato l’amministrazione. E’ servito a qualcosa? r - Gli incontri sono comunque un fatto positivo. C’è stato un lungo periodo in cui, insieme ad altri esercenti, mi sono interessato in prima persona per il Natale etc., però poi il Comune ha voluto fare tutto da sé e quindi tutto questo è saltato un po’ in aria. d - Se il sindaco oggi venisse a mangiare qui, cosa gli direbbe? r - “Vedete un po’ se potete sistemare la città”, perché in realtà a Potenza servono le piccole cose. di Walter De Stradis