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Maggio 1941, Africa Orientale. I britannici circondano Amba Alagi con ventinove mila soldati. Dentro la montagna, settemila italiani senza acqua, senza rifornimenti, senza speranza di soccorso. Il generale Cunningham prevede una resa in due settimane al massimo. Il Duca Amedeo d'Aosta, comandante italiano educato in Inghilterra, ha altri piani. Per diciannove giorni i suoi uomini resistono contro forze quattro volte superiori. Quando finalmente si arrendono, i britannici fanno qualcosa di straordinario: concedono gli onori delle armi completi. Gli ufficiali italiani mantengono le sciabole, i soldati sfilano in formazione mentre le cornamuse scozzesi suonano e il picchetto d'onore britannico presenta le armi. Il Duca rifiuta poi di essere trasferito in Inghilterra, sceglie di restare in Africa con i suoi uomini, e muore in prigionia nel 1942. Al suo funerale, i generali britannici indossano il lutto. Una storia dimenticata di onore militare che trascende i confini della guerra. FONTI: Le informazioni storiche contenute in questa narrazione provengono da molteplici fonti documentate sulla Campagna dell'Africa Orientale e sulla Battaglia di Amba Alagi del 1941. I dati sulla battaglia derivano dagli archivi del National World War II Museum di New Orleans, in particolare dall'articolo dello storico Andrew Stewart intitolato Forgotten Fights: The Battle of Amba Alagi 1941, che fornisce dettagli sulla durata dell'assedio, le forze in campo e le circostanze della resa. Le informazioni biografiche sul Duca Amedeo di Savoia-Aosta, inclusa la sua educazione inglese al St. David's College nel Surrey, il suo servizio nella Prima Guerra Mondiale a fianco dei britannici, e la sua reputazione di gentiluomo, provengono da fonti enciclopediche e archivi storici italiani, inclusi i diari di Galeazzo Ciano che contengono la celebre citazione sulla morte del Duca. I dettagli sulla cerimonia di resa con gli onori delle armi, il picchetto d'onore del Transvaal Scottish, e la marcia dei cinquemila prigionieri italiani sono documentati negli archivi militari sudafricani e negli Hyperwar Archives che conservano i rapporti ufficiali della campagna. Le informazioni sulla prigionia del Duca, il suo rifiuto di essere trasferito in Inghilterra, la sua morte per tubercolosi e malaria il 3 marzo 1942, e il funerale con onori militari britannici provengono dagli archivi dell'Imperial War Museum di Londra e da articoli pubblicati dal Daily Nation del Kenya. I dettagli sul Sacrario Militare Italiano di Nyeri, costruito tra il 1950 e il 1952, che ospita le spoglie del Duca e di seicentosettantasei soldati italiani, derivano da reportage giornalistici keniani e dalla documentazione della Missione Consolata. Le informazioni sul gesto dell'Imperatore Hailé Selassié verso la famiglia del Duca provengono da fonti diplomatiche italiane dell'epoca.