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Teatro greco di Siracusa - Certo, non è lo stesso teatro che aveva costruito l’architetto Damocopos, quello in cui Eschilo rappresentò le Etnee nel 475 a.C.. Il teatro greco di Siracusa è un’eredità successiva, uno dei vari rifacimenti parziali a cui fu sottoposto nel corso della sua lunga storia. Anzi, rifacimenti e spoliazioni, come capita di solito ai grandi edifici pubblici, come per l’uso per materiale da costruzione impiegato fino al 1500 per ampliare le fortificazioni della città. Anche se non c’è più l’edificio scenico, resta sempre un impressionante mare di pietra calcarea, esclusa la parte superiore della cavea, asportata. Piuttosto complicata da spostare, visto che è letteralmente intagliata nella roccia, cosa che rappresenta al contempo la sua fortuna e un suo limite. Poco sopra il teatro avvertiamo con piacere il suggestivo scroscio in una piccola grotta, quella del Ninfeo, a cui arriva un ramo dell’antico acquedotto greco. Robe da sindrome di Stendhal archeologica se ci aggiungiamo il mare, il vento, il sole. A fine inverno il teatro è ancora libero, poi arriva il turno della copertura in legno, per permettere gli spettacoli. Sia quelli classici – Siracusa è sede dell’Istituto Nazionale del Dramma Antico - sia quelli moderni: concerti, che possono sfruttare l’incomparabile panorama, il prestigio del luogo. Nulla di male, ovviamente, ma il calcare è pietra delicata, e ogni anno partono, in crescendo, le polemiche Il 2023 è toccato al doppio paginone del Corriere a firma di Gianantonio Stella. Da par suo individua bene il problema, viene coperto per ben 8 mesi all’anno, veramente tanti. Inoltre, la copertura crea – dicono – un microclima negativo per il calcare, naturalmente poroso. Ma Stella ovviamente non individua una soluzione. Qui non c’è da discutere se Eschilo crei meno problemi di una pop band. Non c’è nulla di meglio di uno spettacolo in un luogo nato per spettacoli. Le polemiche sui teatri non mancano mai su qualsiasi lavoro, basti pensare a quelle recenti attorno al teatro di Velia, ad esempio, per alcuni troppo cementificato. Abbiano torto o ragione, il problema sembra essere il punto di equilibrio, linee chiare ed inequivocabili da un lato, studi specifici e oggettivi da fare su ciascun teatro o anfiteatro, dall’altro. La tutela del monumento senza che questo muoia di inattività malinconica. Un bel problema, che però va affrontato in modo coordinato in tutta Italia.