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"Ad oggi per i pazienti che hanno un tumore della vescica in stadio precoce, quindi non muscolo invasivo ad alto rischio, il trattamento standard è rappresentato dall'utilizzo della terapia con Bcg, dopo la resezione transuretrale della neoplasia. L’obiettivo è ridurre il rischio di recidive locali, ma si verifica ancora un’alta percentuale di ricadute, che possono portare a interventi chirurgici ripetuti e trattamenti più invasivi, compresa la rimozione della vescica, con un profondo impatto sulla qualità di vita dei pazienti. Nello studio Potomac è stato dimostrato che aggiungendo a questo trattamento standard, anche l'immunoterapia con durvalumab vi è una riduzione del rischio che la malattia si possa ripresentare. Questa riduzione del rischio è sia significativa dal punto di vista statistico, ma soprattutto è una riduzione del rischio che è clinicamente rilevante, perché è del 32%. Quindi riuscendo a prevenire la ricomparsa della recidiva possiamo anche limitare la necessità di ulteriori trattamenti chirurgici e quindi andare ad impattare in maniera positiva sulla qualità di vita di questi pazienti". Lo ha detto all’Adnkronos Salute Lorenzo Antonuzzo, direttore dell’Oncologia medica Careggi, Università di Firenze, alla presentazione dei risultati dello studio di fase 3 Potomac – all’Esmo di Berlino - che mettono in evidenza importanti progressi per prolungare la sopravvivenza dei pazienti con tumore alla vescica non muscolo-invasivo (Nmibc).