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Il bimbo sta per nascere. Il momento giusto di andare in ospedale 7 лет назад

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Il bimbo sta per nascere. Il momento giusto di andare in ospedale

Quando è il momento di andar in ospedale a partorire? Le contrazioni forti, o la rottura delle acque sono i classici segnali che il momento del parto è vicino. Ma non sempre è necessario precipitarsi e la dott.ssa Anna Paola Cavalieri ci spiega come interpretare questi eventi. La perdita del tappo mucoso invece non è un evento che necessariamente che indica l'inizio del travaglio. Superata la 40 esima settimana è opportuno attraverso i monitoraggi e una ecografia valutare il benessere fetale e valutare se è possibile attendere la settimana ostetrica oppure bisogna ricorrere al parto indotto. Qui di seguito la trascrizione del video: Il bimbo sta per nascere: quando recarsi all’ospedale? Questa è in assoluto una delle domande più gettonate di fronte a un ginecologo. La donna, soprattutto alla sua prima esperienza, ha il terrore di non arrivare in tempo, di riconoscere il momento giusto per il quale recarsi nella struttura dove ha deciso di partorire. In linea di massima si possono dare delle indicazioni per quanto riguarda una gravidanza a termine fisiologica, ovviamente non si tratta di gravidanze patologiche per le quali magari ci sono delle gestioni diverse; quindi, una donna al termine di gravidanza dovrà recarsi in ospedale quando iniziano le contrazioni, ma non alla prima contrazione, sarebbe opportuno aspettare che le contrazioni siano regolari, dolorose e che l’intervallo tra le contrazioni si stia accorciando. In particolare il travaglio ha una fase chiamata “prodromica” che può durare in teoria anche un paio di giorni, durante la quale ci sono delle contrazioni irregolari, a volte dolorose a volte no, il cui intervallo può cambiare; per cui una donna può avere una contrazione ogni due ore e poi niente, poi per un po’ ne ha due-tre a distanza di mezz’ora, finché si è in questa fase è meglio stare a casa, se ci sono dei dubbi su movimenti fetali o perdite strane un controllo dal proprio curante o in ospedale male non fa ma, in linea di massima, se la donna è serena, se è stata opportunamente informata su come monitorare il benessere proprio e del bambino, la prima fase del travaglio, quella prodromica, è assolutamente opportuno farla a casa. Nel momento in cui inizia la fase più attiva del travaglio le contrazioni iniziano a diventare sempre più dolorose, più ravvicinate, e anche in questo caso comunque se il bambino si muove adeguatamente e se la madre non nota perdite strane dai genitali, si può restare a casa finché le contrazioni non siano ravvicinate. Per ravvicinate si intende un intervallo che può essere intorno ai 5 minuti l’una dall’altra; questo può variare nel caso di secondo o terzo figlio perché nelle gravidanze successive i travagli sono più rapidi, la fase prodromica può durare quindi molto meno, può non esserci e le contrazioni possono essere da subito ravvicinate. Quindi in caso di seconda, terza gravidanza - quarta se ne vedono poche ormai - bisogna recarsi prima in ospedale. Altro momento critico per la donna, ma anche per il marito che non sa cosa fare a casa, è quando si rompono le acque; la famosa rottura del sacco spiazza moltissimo le gestanti, in linea di massima è un evento che dovrebbe avvenire durante il travaglio, ma può capitare - in circa l’8-10% dei casi - che il sacco si rompa a termine di gravidanza ma fuori travaglio; in questi casi solitamente se il liquido è chiaro incolore e inodore si può aspettare un’ora o due, il tempo di organizzarsi per recarsi nell’ospedale o nella struttura scelta per partorire. Solitamente una volta arrivato in ospedale il bimbo verrà monitorato, se sta bene e non ci sono contrazioni, si attende; in linea di massima entro le 24 ore il travaglio inizia. Però, è bene recarsi in ospedale perché andrà valutato invece se iniziare farmacologicamente il travaglio in alcuni casi specifici, se somministrare antibiotici in donne che hanno rischi di infezione, ecc. In linea di massima con la rottura del sacco entro un paio d’ore la donna si reca in ospedale. Altro evento per il quale spesso le donne a casa non sanno cosa fare è la famosa perdita del “tappo”. Il tappo mucoso in realtà non segna l’inizio del travaglio, può essere perso durante il travaglio, ma anche giorni e giorni prima semplicemente perché ci sono state delle contrazioni un po’ più forti, per cui di fronte alla perdita del tappo, che si presenta come un ammasso gelatinoso di muco e a volte con striature di sangue, la donna può semplicemente restare a casa, monitorare le contrazioni; se ci sono contrazioni, come abbiamo detto prima, nel momento in cui diventano regolari e dolorose si recherà in ospedale, se le contrazioni non ci sono non c’è bisogno di entrare in allarme, semplicemente è un segnale che inizia a prepararsi. Visita il nostro sito http://www.abcmma.tv Seguirci sulla pagina facebook   / abcmamma   Seguici su instagram   / abc_mamma_tv   @abc_mamma_tv

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