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Il sakura giapponese è l’albero di ciliegio. La sua fioritura è un momento molto sentito per i giapponesi. Un momento di grande commozione che unisce le persone con la loro spiritualità. Esso viene contemplato con velata malinconia perché rappresenta la bellezza sfuggente, la fragilità dell’esistenza e l’impermanenza della vita stessa. Questo è stato un periodo in cui ho pensato davvero tanto e ho ascoltato una quantità smisurata di musica sorprendente. Avvolto da lacrime e melodie ataviche ho avuto modo di contemplare. Ho attraversato un periodo che definirei “preparatorio”. Durante questa preparazione ho cercato di rallentare molto i ritmi, in molte cose. Mi sono guardato allo specchio e ho visto la barba in parte bianca, insieme alla consapevolezza di cominciare a essere testimone del tempo, di un tempo così diverso rispetto al passato. In questo periodo ho scritto, registrato, scattato e fuso tutto insieme per creare questo video che ogni giorno che passava assumeva sempre più i connotati di un manifesto, portando a galla la misura di quanto il mondo intorno a me sia cambiato, anche solo rispetto a dieci anni fa. Tutto è diventato davvero così difficile. I rapporti umani sono diventati tremendamente complicati. Tutti hanno paura di affidare anche solo un piccolo pezzo di sé agli altri perché il mondo è diventato un posto davvero tanto pericoloso, buio e cattivo. Questo video, che si fonde con le radici del Sol Levante, è proprio la manifestazione di questa contaminazione umana, di questa paura che ci circonda e della quale io sono vittima indiretta. Indiretta, perché continuo a tenere stretti i miei sogni e la magia nei miei occhi, perché non voglio cambiare e non voglio avere paura anch’io. Questo video però è anche una celebrazione alla struggente bellezza della vita, realizzato con profonda malinconia, delicatezza e rispetto, in primis verso le persone a cui è stato dedicato e in seguito a tutti coloro i quali lo potranno vedere. Non vedevo davvero l’ora di partire per il Giappone, perché sentivo che questo viaggio sarebbe stato una medicina per me. Una medicina per il mio cuore. Sentivo che sarebbe stato un viaggio totalmente diverso da qualunque cosa avessi mai fatto o visto prima d’ora. Speravo che questo paese mi avrebbe offerto un angolo di spiritualità e gentilezza dove potermi rifugiare per un po’. Il mio cuore fino a poco tempo fa era rimasto fermo lì, a quell'agosto 2014, a quelle braccia morbide che non avevo più, a quel corpicino esile che non potevo più stringere a me, a quegli occhi candidi che non potevo più guardare, a quel gusto fruttato che percepivo quando baciavo quelle labbra. Per dieci lunghi anni ho cercato di rimuovere tutto ciò, sostituendo quei ricordi con altri, ma ogni tentativo è stato un fallimento. Per tutto questo tempo mi è mancato semplicemente chi ero io dieci anni fa. Smarrire quella parte di me è stata la perdita più grande di tutta la mia vita. Da quel giorno mi sono ammalato nel corpo così come nel cuore. Ho portato con me in viaggio l’unico oggetto materiale che mi lega a quel ricordo doloroso. Dieci anni fa stampai su di un libricino, creato da me per lui, una foto che ritraeva due scimmie giapponesi che si abbracciavano per ripararsi dal freddo della valle di Jigokudani Yaen Koen, nel nord del Giappone. Quelle due scimmie simboleggiavano noi due. Ho adagiato quella foto sul letto di un fiume giapponese, lasciandola trasportare dolcemente dalla corrente. Mi piace pensare che l’acqua l’abbia condotta proprio fino al Nord, in quella valle e sento che questo gesto simbolico sia stata la via giusta per lasciare alle spalle, questa volta per sempre, quel brutto 2014. La partenza (ma anche la meta) di questo viaggio è un minuscolo lembo di terra erbosa, circondato da acqua cristallina, dove i raggi del sole si insinuano tra i rami di un albero maestoso e dove il vento gioca a spettinare le sue foglie rosate. Io sono semplicemente lì, sono quell'albero, sono in quel suo riflesso, pronto a raccontare una nuova storia di me, per chi avrà voglia di ascoltarla e tenermi la mano. Dedicato a Mamma, Ciollina, Gesù al dolce/doloroso ricordo di Carlo e a Jakub per avermi accettato nella mia interezza ♥️ Testo canzone: SYML - Mister Sandman Mister Omino dei Sogni, portami un sogno Rendilo il più carino che ho mai visto Dagli due labbra come le rose nel trifoglio Digli che non sono un vagabondo Poi digli che le sue notti solitarie sono finite Mister Omino dei Sogni, sono così solo Non ho nessuno da chiamare “mio” Per favore accendi il tuo fascio magico Mister Omino dei Sogni, portaci un sogno Dagli un paio d’occhi con un bagliore allettante Dagli un cuore solitario come i pagliacci Mister Omino dei Sogni, qualcuno da stringere Sarebbe così fantastico prima che diventiamo troppo vecchi Allora per favore accendi il tuo fascio magico Mister Omino dei Sogni Per favore, per favore, per favore Mister Omino dei Sogni Portaci un sogno In memoria di Daniele Rossi