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Quello che è lo scarto di un processo potrebbe rappresentare la materia prima per un nuovo prodotto. Anche i sottoprodotti della vinificazione rappresentano una ricchezza che grazie alla scienza e alla tecnologia possono finalmente avere una nuova vita e rientrare nel ciclo produttivo dell’economia circolare. Con gli scarti di lavorazione della produzione vinicola, vinacce e fecce, è possibile ottenere prodotti di elevato valore aggiunto, integratori per l’industria farmaceutica, cosmetica e alimentare ed energia. Il modello produttivo della bioraffineria, anima del progetto Ager BIOVale, nel quale i sottoprodotti e gli scarti possono essere trasformati e valorizzati, si inserisce negli obiettivi globali ed europei per la mitigazione dei cambiamenti climatici e la promozione dell’economia circolare e bio-based. Il Progetto BioVale-BIOraffineria: VALore aggiunto dei sottoprodotti enologici ha come partner oltre all’Università di Roma Tor Vergata anche l’Università di Udine e l’Università di Bologna ed è stato finanziato da Ager - Agroalimentare e ricerca (https://www.progettoager.it/) che ha riunito diverse Fondazioni bancarie per finanziare la ricerca e l’innovazione nel settore agroalimentare. Lo scopo è quello di diffondere e promuovere un modello innovativo di bioraffineria presso gli stakeholder del settore enologico illustrando come sia possibile trasformare gli scarti in risorsa. Nell’ambito di questo progetto il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ha messo a punto una cella microbica in grado di utilizzare le fecce e le acque di scarto delle cantine per la produzione di energia elettrica o di idrogeno. Se ne è parlato negli incontri che insieme all’Università la nostra Associazione ha organizzato nel gennaio scorso alla Cantina di Soave e al laboratorio Isvea di Poggibonsi per far conoscere questa tecnologia innovativa ai tecnici e agli stakeholders del settore.