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Fare un video su l’Aquila non è facile. Dopo il terremoto del 2009 i più bravi videomaker di tutto il mondo hanno raccontato la tragedia di questa bellissima città piena di storia e di fascino. Una città inserita in uno tra i più bei paesaggi appenninici, piena di storia e opere d’arte. Ma adesso è distrutta. Nessuno prima del terremoto sembrava lo sapesse. Una domenica sera mi telefonò il musicista Remo Vinciguerra, piangeva mentre passeggiava attonito nei borghi medievali di una città deserta, i cui palazzi erano tenuti in piedi da strutture meccaniche e presidiata dagli Alpini del 9° Reggimento. Questa storia è nata così. Ho tirato giù una breve sceneggiatura, per partire abbiamo trovato degli sponsor non istituzionali, ma aziende private di un’altra Regione che hanno creduto nel progetto ed abbiamo incominciato a girare. Ai nostri occhi è apparsa una città dopo un bombardamento, come quelle che ho visto in giro per il mondo per la mia attività di reporter. Non volevamo fare un video di denuncia, ma raccontare una metafora della vita. All’inizio avevamo montato immagini molto crude ma poi le abbiamo cancellate. Un’alunna di Remo era morta nel terremoto e per la sua festa dei 18 anni aveva fatto un invito con una frase di Charlie Chaplin: “La vita è come una commedia in campo lungo e una tragedia in primo piano” che è diventata la firma del video. Abbiamo deciso così di raccontare una storia di speranza e non di denuncia. Ma anche la speranza può essere amara, anche se raccontata con l’innocenza di due bambini che in una città deserta si rincorrono cercando di incontrarsi. Con Marco Ciafarone abbiamo montato e smontato il video decine di volte, con Remo che si lamentava perché non seguivamo la sua musica. Francesco “Frank” Ferente ha lavorato sulle sue riprese con una pazienza ed una dedizione encomiabile con complessi interventi di colore. Il risultato è una storia che ormai vive nei nostri cuori perché girare liberi da pregiudizi è un’esortazione alla vita. Non si deve spegnere la speranza di credere in una rinascita, in un futuro migliore. Questa è stata la nostra denuncia. Soft ma cruda, senza pregiudizi. Non avevamo grandi mezzi tecnici, non avevamo carrelli, bracci, luci. Abbiamo fatto recitare le scene. Avevamo una sola macchina da presa ed eravamo felici di raccontare una storia nel freddo inverno di una città colpita. Abbiamo montato al contrario la scena iniziale della neve perché quando la speranza è ferita il mondo gira al contrario,. Non siamo in grado di valutare il risultato. Ma a noi è piaciuto fare quello che abbiamo fatto e quando abbiamo visto uscire le lacrime dagli occhi di coloro che per primi hanno visto il video abbiamo capito di avere fatto bene. Fare un video, anche con pochi mezzi, seguendo liberamente le proprie idee è fantastico. Antonello Tiracchia https://vimeo.com/antonellotiracchia