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Quotidiano Medicina 8/12/15. Stem cells and scaffolds, long bones and youthful life. The return of the "brains". Fra alcuni anni ci sarà una specie di officina in cui potremo avere i pezzi di ricambio del nostro corpo. Sarà possibile con le cellule staminali destinate a rivoluzionare la nostra vita, rigenerando i corpi con cellule più giovani. Un giorno davvero sarà possibile riparare i guasti provocati da malattie o dall’invecchiamento, e vivere non solo più a lungo ma anche bene in salute. Ma il problema oggi è insegnare loro ad imitare un organo per rigenerarlo. E questo è possibile con la tecnica degli scaffolds. Ernesto Reverchon è uno degli scienziati che li studia, un supporto sintetico biodegradabile, cioè riassorbibile all’interno dell’organismo, che può svolgere questa azione di custodia protettiva delle cellule staminali e di indirizzo verso gli organi da rigenerare. Ernesto Reverchon è professore al Dip. di ingegneria nell’Università di Salerno, ma ha concentrato la sua ricerca sulla ingegneria in biotecnologie, quella branca che consente di acquisire gli strumenti concettuali e tecnico pratici per un'operatività sperimentale che utilizza, anche modificandole, cellule o loro componenti al fine di ottenere beni e servizi. Sentiamolo sul come funzionano gli scaffolds in questa intervista realizzata e raccolta dalla Ismult durante il congresso internazionale. L'ingegneria tissutale rappresenta la nuova frontiera in ambito biomedico. Questa nuova scienza ad elevato contenuto tecnologico ha lo scopo di riparare i tessuti e gli organi danneggiati da malattie, traumi o semplice invecchiamento e quindi di ripristinare quelle funzioni perse degli organismi viventi. É una scienza fortemente multidisciplinare in cui si uniscono conoscenze di ingegneria, biologia cellulare/molecolare, matematica, scienze dei materiali, chimica e altre ancora, allo scopo di sviluppare, produrre e commercializzare sostituti biologici che consentano di migliorare il funzionamento, curare o riparare tessuti biologici o addirittura sostituire tessuti distrutti (ad esempio, muscoli, ossa, cartilagini, vasi sanguigni ecc.). L'obiettivo a lungo termine sarà quello di riuscire a coltivare tessuti complessi o addirittura organi interi. Ma quali le parti del nostro corpo, gli organi che più di altri si prestano ad essere imitati e rigenerati e rimpiazzati dalle cellule staminali negli scaffolds. Sentiamo ancora, in questa intervista realizzata dalla Ismult, il prof. Reverchon, presidente della Commissione Scientifica di Ingegneria Industriale e della Informazione, autore di numerose pubblicazioni e di 16 brevetti internazionali . Gli scaffolds vengono strutturati innanzitutto in materiali sintetici, come il silicone, i polimeri bioceramici, le resine fotopolimerizzate, ma anche con fonti naturali come il corallo ed i suoi esoscheletri, gli ossi di seppia ed i suoi carbonati di calcio, i molluschi come le conchiglie contenenti l’idrossiapatite un minerale abbastanza raro. Per riprodurre perfettamente l’osso occorrono delle caratteristiche precise: l’auto-assemblaggio, la struttura gerarchica, la produzione a temperatura ambiente con l’acqua come unico solvente, la multifunzionalità, l’autoriparazione, il tutto possibilmente senza l’uso di metalli, non sempre lavorabili a temperatura ambiente. Insomma un lavoro minuzioso da scienziati in cui sono accomunati ingegnere e medici, per la precisione bioingegneri e biomedici. Come si integrano due professionisti culturalmente diversi? C’è diffidenza, competizione o grande spirito di team? Quindi integrazione ed interazione tra ingegneri, medici, fisici, biologi, che devono affrontare molte difficoltà di cultura, metodologie e terminologie diverse. E’ questo il segreto del successo della ricerca in un Ateneo o su un territorio pervaso dalla cultura della diffidenza, del giudizio sempre negativo e dalla fuga in altre regioni italiane o in Paesi esteri dei pazienti alla ricerca di una cura che li salvi. In Campania, a Salerno si comincia a respirare aria diversa, grazie ai grandi medici che ritornano dall’estero. L’Italia è stata ed è ancora considerata un Paese da cui bisogna fuggire se si vuole avere successo nella ricerca e nelle professioni sanitarie. Ebbene si comincia a registrare un fenomeno inverso, di chi cioè dall’estero ritorna in Italia per riportare know-how sul territorio. E’ il caso di uno dei più famosi chirurghi ortopedici in Europa, Nicola Maffulli, prof. alla Queen Mary University di Londra, definito il re dei tendini per aver rimesso in piedi atleti del calibro di Kuyt, Thierry Henry, Trezeguet, Rooney, Cristiano Zanetti, Aquilani e Walcott ed altre celebrità del calcio e di altri sport. Nicola Maffulli oggi è prof. nella Università di Salerno e traumatologo nell’Az.Osp. Ruggi di Salerno. Sentiamolo. Focus con le interviste con i proff. Ernesto Reverchon e Nicola Maffulli.