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Il messaggio di fine anno pronunziato del Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi il 31 dicembre 1955. TESTO Non solamente per una cara consuetudine, ma anche per una sentita esigenza dell'animo mio rivolgo a voi tutti, mentre sta per iniziare il nuovo anno, i miei più fervidi voti augurali. È questa un'ora che più di ogni altra ci richiama al trascorrere del tempo e ci induce a bandire risentimenti e polemiche, a guardare più obiettivamente al passato ed a formulare i migliori proponimenti per l'avvenire. In questa atmosfera, il nostro saluto all'anno che sta per finire e che conclude il primo decennio dell'Italia democratica, si corona di soddisfazione per l'opera che il Paese nostro - nella collettività e nei singoli - ha continuato a perseguire per il proprio civile e sociale progresso. Basti ricordare tutto ciò che da parte dei poteri responsabili e di quanti hanno consapevolezza dei propri doveri, si è fatto, durante i dieci anni per ricostruire l'apparato tecnico e produttivo disperso o distrutto dalla guerra, per andare maggiormente incontro alle più avvertite e legittime istanze sociali, specie nel Mezzogiorno dove le masse popolari possono ormai intravedere con fiducia la loro redenzione da inferiorità secolari. Basti citare il processo di perfezionamento delle basilari strutture dell'ordinamento costituzionale e la costante estensione dei nostri rapporti con gli altri paesi, per contribuire alla tormentata conquista di una universale vera solidarietà nell'avvenire. La Nazione intera potrà quindi a buon diritto celebrare nel prossimo anno il primo decennio del suo nuovo cammino verso le maggiori fortune che essa merita. E certo sarà legittima fierezza per tutti ricordare a sé ed agli altri, in Italia e fuori, i sacrifici, la tenacia, i risultati. Che se, ai motivi di compiacimento, si contrappongono inevitabili motivi di rammarico per quanto non ci è stato dato ancora di realizzare, deve scaturire uno stimolo prezioso a fare di più e meglio nell'anno che ci attende. Fare di più e meglio, perché tutti nella sicurezza e nella pace, ne traggano beneficio, in particolare coloro che immeritatamente vivono in sofferenze ed angustie: ad essi vada il pensiero fraterno di ogni cittadini; ad essi sia riservato il primo posto in questo scambio di voti augurali che sono impegno di opere concrete per una maggiore giustizia. E sotto questi auspici muoviamo verso il nuovo anno, fidenti, come sempre, nell'aiuto di Dio e nelle virtù native del nostro Popolo generoso. IL MESSAGGIO DI FINE ANNO Il messaggio di fine anno è un discorso con cui il Presidente della Repubblica fornisce alla popolazione italiana un consuntivo dei traguardi politici, sociali e comunitari raggiunti nell'anno solare che termina, e stabilisce i propositi per l'anno successivo. Si svolge, fin dal 1949 (Presidenza di Luigi Einaudi) e senza alcuna interruzione, il 31 dicembre alle 20:30. Viene diffuso per radio e televisione, a reti unificate, in diretta dal Palazzo del Quirinale.