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Figura di riferimento del calcio italiano da oltre quarant’anni, Pierpaolo Marino è uno di quei dirigenti che hanno attraversato epoche, piazze e rivoluzioni calcistiche lasciando ovunque un segno tangibile. Dagli esordi all’#Avellino, passando per l’esperienza al #Napoli accanto a Italo Allodi e nell’era #Maradona — dove fu protagonista del primo storico #Scudetto azzurro — Marino ha costruito una carriera fatta di intuizioni, coraggio e capacità di leggere il calcio prima degli altri. Dopo #Roma, Avellino e la parentesi pescarese con la scoperta di talenti come #Allegri, #Massara ed Esposito, arriva la svolta #Udinese: un modello gestionale innovativo, fondato su scouting, sostenibilità e valorizzazione dei giovani, che diventa esempio per tutto il calcio italiano. Poi il ritorno a Napoli nel post-fallimento, la risalita dalla Serie C alla A, gli anni dell’#Atalanta e infine il nuovo approdo all’#Udinese fino al 2023. Una carriera composta, intensa, che dà peso e autorevolezza a ogni suo giudizio. In diretta su Radio Radio Mattino - Sport e News si è lasciato andare a una lunga analisi dell'attualità della Serie A, concentrandosi in particolare sulle sue ex squadre, e qualche vecchia conoscenza... Pierpaolo Marino: "Conte? Parole di addio. La Roma è da scudetto!" Cosa voleva davvero dire #Conte con le dichiarazioni post Bologna-Napoli? Strategia o rottura? “Credo che quelle siano state dichiarazioni di pancia, non strategiche. Ho visto la partita, ed è stata veramente inguardabile. È comprensibile che una persona caratteriale come Conte, che nel post-gara tende spesso a dire la verità, abbia parlato con piena libertà. Mi ha colpito molto quando ha detto ‘non voglio accompagnare il morto’: una frase fortissima, che lasciava intendere possibili dimissioni o un abbandono. Non vedo però la situazione come tale da richiedere una conferma di fiducia, perché nessuno aveva messo in discussione Conte. L’ambiente napoletano è molto legato a lui, e il comunicato di #DeLaurentiis è stato più che chiarificatore, utile a tamponare l’impressione — per noi addetti ai lavori — che ci potesse essere un abbandono”. Che impatto avrà Luciano #Spalletti sulla #Juventus? E l’organico è davvero adeguato? “Spalletti darà una grande flebo di entusiasmo e di conoscenza tecnico-tattica ai giocatori e all’ambiente. I suoi allenamenti sono tecnicamente molto validi e faranno migliorare il rendimento individuale: lui è bravissimo a tirare fuori il meglio da ogni calciatore. Mi aspetto per esempio la crescita di #Yildiz, che ha qualità enormi e potrebbe essere usato più vicino alla porta, come fece con Totti falso nove a Roma. Quanto alla rosa, la Juventus dovrà aiutare Spalletti: servirebbe un centrocampista e anche un attaccante, se gli acquisti estivi non daranno garanzie. Forse anche un difensore. Ma il mercato di gennaio non è ideale per ricostruire. Con un contratto di otto mesi non so come lavoreranno in prospettiva, ma la Juve va rinforzata se si vuole seguire il progetto da Scudetto”. Perché l’#Italia fatica così tanto rispetto alla Norvegia? Dove nasce il problema? “Siamo al culmine di una crisi che dura da 12 anni e che rischia di farci mancare il terzo Mondiale consecutivo. La causa principale, secondo me, è la mancanza di fuoriclasse e talenti naturali sul nostro territorio: una cosa mai vista. Una volta avevamo contemporaneamente campioni come #Baggio, Del Piero, Totti… giocatori che a 4-5 anni già facevano cose straordinarie. O nascono, o non nascono. Negli ultimi anni sono merce rarissima e abbiamo dovuto ricorrere agli oriundi, come #Retegui. Ma quando l’Italia ricorreva agli oriundi, storicamente, non faceva risultato”. La Roma può davvero ambire allo Scudetto? “Per me la Roma non ha limiti. Mi aspettavo grandi cose, ma non che partisse così bene. Di solito le squadre di #Gasperini, soprattutto al primo anno, partono in sordina e finiscono in crescendo: come le grandi opere musicali. Questa Roma mi ha sorpreso e conoscendo Gasperini mi aspetto che possa finire ancora meglio. Se a gennaio ci sarà bisogno, la proprietà ha i mezzi per intervenire. Oggi è prima anche perché il livello punti è inferiore agli anni precedenti, ma la Roma può ragionare in grande: ambiente competitivo, allenatore tra i primi tre della Serie A. Non credo di dire sciocchezze”.