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Un grande dubbio che affligge il paziente IPB è quello del rischio di impotenza dopo l'intervento alla prostata. Ci chiarisce questo aspetto relativo alla sicurezza della terapia chirurgica la Dott.ssa Debora Marchiori, Specialista Urologa. Per saperne di più http://www.deboramarchiori.it/ “Perché tutte le volte che vi propongo un intervento prostatico avete paura, mi dite di no, e pensate che dopo l’intervento alla prostata diventiate impotenti? Oggi vi voglio raccontare esattamente quello che succede e vorrei sfatare il mito che tutte le volte che ci si sottopone ad un intervento prostatico disostruttivo, cioè per il IPB, per l’ipertrofia prostatica benigna, il paziente diventi impotente. Ѐ vero che nelle casistiche di letteratura questo fenomeno è descritto ma, innanzitutto, noi non sappiamo con che caratteristiche sono stati raccolti dati, se effettivamente i pazienti avevano questa problematica anche prima e poi l’abbiamo slatentizzata dopo l’intervento anche per un discorso psicologico. Il fatto, comunque, di avere un’infiammazione post-intervento può generare questo tipo di problematica. Però vi assicuro che quando noi facciamo un intervento per l’ipertrofia prostatica, quindi andiamo a togliere la porzione centrale della ghiandola, non andiamo assolutamente a toccare i nervi dell’erezione con qualsiasi tecnica questo avvenga: dall’approccio chirurgico nelle prostate più grandi, dall’approccio con laser, la HoLEP, la ThuLEP, l’Ecolaser, il Rezum, l’Aquabeam. Noi andiamo a disostruire, cioè a togliere un tappo nella nostra vescica, andando a rimuovere, o comunque lavorare, su un tessuto che è ben lontano dai nervi dell’erezione. Anzi, il trattamento disostruttivo, rimpicciolendo la prostata, favorisce una ripresa dell’attività sessuale. Perché? Perché i nervi dell’erezione passano in modo tangenziale alla ghiandola e quindi, se questa è ingrossata, va in qualche modo a pesare, come noi ci appoggiamo ai braccioli di una sedia, e quindi i nervi dell’erezione vengono compressi, si ha un fenomeno che viene detto neuroprassia, e di conseguenza l’attività sessuale è in un qualche modo meno efficiente nei pazienti che hanno l’ipertrofia prostatica. Quindi delle due l’intervento migliora queste condizioni, poi nell’immediato post-operatorio quando abbiamo tutto il tessuto infiammatorio che coinvolge la parte centrale adiacente all’uretra ma soprattutto la parte che rimane della prostata, quindi quella periferica, è ovvio che il nervo si può infiammare e quindi possiamo avere un calo erettivo. Senza pensare che il paziente che è appena uscito dalla degenza, ha tenuto il catetere, ha subito un trauma a livello della prostata non certo avrà il piacere anche a livello psicologico di avere un rapporto e pensare magari di avere un’erezione così importante. Non dimentichiamoci che tutte le volte che c’è un’infiammazione di un tessuto c’è anche una riduzione della quantità di ossigeno che arriva a quel tessuto e quindi di conseguenza anche ai nervi erigendi e anche al tessuto cavernoso. Per cui, per favore, smettete di pensare che tutte le volte che vi proponiamo un intervento disostruttivo questo sia foriero di impotenza, questo succedeva quando non avevamo le tecniche laparoscopiche, robotiche, per quanto riguarda l’intervento di prostatectomia radicale per cercare di rimuovere il tessuto tumorale. Ma oggi, anche in quei casi, quando abbiamo una malattia che non è avanzata garantiamo comunque l’erezione perché non andiamo assolutamente a danneggiare i nervi dell’erezione. Quindi, se il vostro urologo vi consiglia di fare un intervento Perché i farmaci non funzionano o gli stessi farmaci vi danno effetti collaterali, accettatelo perché sicuramente la vostra qualità di vita migliorerà. “