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"C’è voluto un po’ di tempo finché la Borgogna mi ha conquistato, con entrambi i suoi colori. Decisamente, il tempo è stato fin troppo lungo e mi sono perso davvero dell’ottimo vino. Occuparsi dei vini della Borgogna è un atto che si può definire una vera impresa. Dietro ogni orizzonte, si cela un nuovo piacere enologico che porta completezza ma anche altrettanta delusione. Avere a che fare con la Borgogna, i suoi vini, la sua gente e le peculiarità geologiche ma anche climatiche, si rivela una vera e propria sfida che accompagna per tutta la vita. Una sfida che ha una superficie di oltre 40.000 ettari di vitigni meravigliosi, ricchi di contrasti e differenze incredibili, come i prati inondati di fiori in primavera, colmi di erbe profumate, piante di affascinanti varietà, fiori. Ciò che però mi affascina maggiormente di questa terra incantevole sono le persone, soprattutto i viticoltori e le loro famiglie. Nei casi consueti, si tratte di terre sulla Côte de Nuits che si presentano con strutture piccole. Le poche viticolture a livello industriale sono davvero un’eccezione. La fedeltà dimostrata dai viticoltori nei confronti di entrambe le principali tenute, che da diversi secoli sono coltivate con un successo straordinario dovuto anche al forte legame con la tradizione dei viticoltori che non segue quasi mai il concetto di cantina super moderna, cara e realizzata da architetti, conta un successo di quasi 1000 anni. Grande modestia, nessuna boria e nessun fasto. Sono persone che si comportano nello stesso modo ovunque, che parlano solo di terreni e di viti ma non di tecnica in cantina. Ecco le caratteristiche che mi sono rimaste in mente. Forse in Piemonte ho trovato gli stessi dettagli caratteriali della Borgogna, ma di rado ho avuto modo d’incontrare viticoltori talmente sicuri ma nello stesso tempo così modesti. Bontà da gustare, ottimi viticoltori da incontrarsi e, forse ancora meglio, un paio di bottiglie da acquistare. Ciò che presso altre tenute è normale, in Borgogna si sente che si tratta di un privilegio da guadagnarsi, soprattutto all’inizio quando ci si deve far conoscere. L’alternativa è limitarsi alla terza o quarta squadra di viticoltori, altrimenti ci si arma di tanta pazienza. Ciò che per altri significa bere bene, in Borgogna ha un significato molto particolare. Ma ciò che è buono, lo è veramente e resta indimenticabile. Si tratta di vini che elettrizzano. Ci sono vini che portano i cultori al limite della possibilità descrittiva. Appunto, non tutto si addice a essere descritto con le parole; il piacere del vino a volte è indefinibile e inspiegabile. Spesso sono solo le sensazioni e i ricordi a tenerlo vivo". Così Karl Mair ci racconta del suo rapporto con la Borgogna. Un rapporto che è molto complesso da "descrivere con le parole", perchè si tratta di una passione viscerale ed autentica. I vini che Karl Mair ha selezionato, saranno serviti in scintillanti calici Zalto che ne esalteranno l’aroma e il gusto, un calice in grado di “scomparire” per lasciar dialogare il vino con la persona . Batteria di degustazione composta da: Schloss Gobelsburg Brut Reserve Magnum Mersault En La Barre 2010 - Domaine Jobard; Chassagne Montrachet 1er Cru Boudriotte 2010 -Domaine Blain Gagnard; Mersault 1er Cru Genevrieres 2013 - Domaine Jobard; Beaune 1er Cru Les Cent Vignes Rouge 2012 - Lucien Jacob Gevrey Chambertin 1er Cru Lavaux Saint Jacques 2011 Geoffrey; Gevrey Chambertin 1er Cru Petite Chapelle 2012 - Domaine Humbert Freres Mazis Chambertin Grand Cru 2012 - Domaine Geoffrey Riesling Rausch Spätlese Zilliken 1999