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Come nasce lo stile per un

Come si sviluppa uno stile personale nella direzione della fotografia? Per Michele Brandstetter è una questione di cultura e sensibilità, non solo tecnica. Citando Salgado, sottolinea che si scatta con la propria cultura, non con la macchina. Lo stile nasce studiando arte, pittura, fotografia, storia del cinema, e poi dimenticando la tecnica per ritrovare ciò che davvero ci risuona. Scoprire il proprio gusto richiede tempo: si gira tanto, si sbaglia, si rivede, e solo col tempo si riconosce cosa davvero ci rappresenta. Il mestiere del DOP, però, è anche equilibrio tra visione personale e richieste del cliente. Serve professionalità, mestiere e la capacità di portare qualcosa di proprio anche in lavori che magari non entusiasmano. Brandstetter riflette su come certe mode – come gli Astera in campo – diventino formule facili ma spesso svuotate di significato. Sta al DOP cercare di interpretare e reinventare anche all’interno di paletti produttivi. Con i registi, predilige un approccio pragmatico: prima ancora di sapere cosa vogliono, preferisce sapere cosa non vogliono. Questo gli permette di muoversi con più libertà creativa, evitando i cliché visivi del momento. La collaborazione è un valore chiave, ma mai senza la propria voce. Parla del suo percorso: iniziato da assistente fotografo, passato da set pubblicitari di alto livello fino al Global Cinematography Institute a Los Angeles, dove ha studiato con maestri come Vilmos Zsigmond. Lì ha appreso l’importanza della tecnica, della conoscenza profonda degli strumenti digitali, ma anche della libertà visiva. Rientrare in Italia, dopo quell’esperienza, non è stato semplice: il gap tra ciò che si vedeva negli USA e il mercato italiano era notevole, ma ha portato con sé entusiasmo e artigianalità. La sua gestione dei set è improntata all’ordine e alla serenità: detesta l’ambiente caotico o militarizzato. Vuole set armoniosi, dove si lavora con rigore ma anche col sorriso. Collaborare con lui significa avere competenze vere e sapere stare su un set: la gentilezza e la voglia di imparare contano quanto le skill. Sogna il cinema, ma non lo rincorre a tutti i costi: vuole un progetto che lo rappresenti. Dopo anni di pubblicità, desidera una storia, un regista, un viaggio creativo che lo emozioni davvero. In definitiva, Michele Brandstetter ci lascia un messaggio chiaro: essere un buon DOP non è solo saper illuminare, ma trovare un equilibrio fra visione, tecnica e umanità. E soprattutto, continuare a imparare, sempre.