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La storia della cannabis in italia

La storia della cannabis in italia aggiornata Settembre 2023. Decreto contro la commercializzazione del CBD in Italia a discapito del settore cannabis light. I commercianti si uniscono per protesta e fanno fronte comune attraverso associazioni di settore e avvocati. Il testo completo: Benvenuti, io sono Fulvio, sono uno dei titolari di Primero e sono un venditore di erba legale, oggi voglio raccontarti una storia, ma non sarà la solita storia con il doppio fine di venderti qualcosa o di fare pubblicità alla nostra attività. Quindi ti chiedo di fare attenzione perché questa storia riguarda in grande parte o in minima parte tutti quanti noi. andiamo con ordine, partendo dall’inizio: Questo racconto parte dal 1937 anno in cui il presidente degli Stati Uniti d’America Roosevelt dichiaro’ guerra alla cannabis attraverso il Marijuana TAX Act, il quale appoggiato dalle lobby farmaceutiche sfruttando studi antiscientifici, (considerati all’epoca affidabili) ed il loro interesse di vendere sostanze sintetizzate chimicamente in laboratorio, si decise di mettere al bando la pianta dai mille e più utilizzi, aprendo il mercato ai materiali chimici e plastici! Già… perché aldilà dell’uso cosiddetto ludico, dalla pianta di canapa puoi ricavare medicine, cibo, materiali per la bio edilizia, abbigliamento, olii essenziali, combustibili, si può utilizzare per la bonifica dei terreni, si può ricavare bio plastica e posso garantirti che per ciascuno di questi settori possiamo ottenere decine e decine di ulteriori utilizzi… Ma allora perché è stata messa al bando? Negli anni successivi all’inizio del proibizionismo sono state usate le tecniche più disparate per mettere in cattiva luce questa pianta che sia stato attraverso la disinformazione, la propaganda o numerose teorie antiscientifiche, che oltre a creare disastri sociali hanno contribuito a lasciare un alone di paura e sfiducia nei confronti di una semplice ed innocua pianta. (Attenzione dico innocua perché nei secoli dei secoli la canapa non ha mai ucciso nessuno). Tutta questa repressione ed oppressione è andata avanti anche in Italia fino al 2016 anno in cui è stata emanata una legge per rilanciare la filiera della canapa che in Italia ha rappresentato nella sua storia un importantissima risorsa per tutto il comparto agricolo e non solo… nel 2016 attraverso un buco normativo di questa legge migliaia di aziende composte principalmente da giovanissimi italiani appassionati di cannabis hanno trovato uno sbocco per poter finalmente lavorare in modo legale nel settore della canapa. In quei primi anni di lavoro la pressione sociale era fortissima, solo chi ha fatto il nostro stesso percorso porterà per sempre dentro di se i segni della discriminazione ed il peso di voler portare avanti una battaglia contro i paradigmi della maggioranza di persone ormai completamente “drogate” (loro si) di una subcultura fatta di loschi interessi e putride concezioni. Incredibilmente dopo questo avvenimento abbiamo assistito ad un graduale risveglio della popolazione fino ad arrivare ai giorni d’oggi in cui una buona parte anche di coloro che erano contrari ad una regolamentazione, hanno modificato le proprie idee ed alcune delle loro errate opinioni. Ma veniamo ad oggi: Nel 2020 per fare spazio ad un nuovo farmaco a base di cannabis (lepidiolex) l’allora ministro Roberto Speranza provo ad inserire il CBD fra le sostanze stupefacenti, il nostro comparto e riuscito in quell’occasione a dimostrare come effettivamente non sia un prodotto stupefacente pertanto quel decreto è stato bloccato. Nell’ultima settimana è stato ripreso questo decreto che magicamente è stato riattivato e dovrebbe entrare in vigore a metà settembre. In questo momento si parla solo di olio CBD ma noi tutti sappiamo quanto sarà breve il passo per regalare agli amici di qualche potente anche il mercato delle infiorescenze. La cosa che riteniamo ingiusta è che sono state proprio le più grandi e potenti lobby a partire da quella farmaceutica passando anche per quella dei tabacchi a metterci i bastoni fra le ruote a colpi di disinformazione e manipolazione mediatica ed ora proprio loro vorrebbero rubarci il lavoro? Pensi che rimarremo con le mani in mano? (Non credo proprio) Siamo già partiti con i ricorsi, tutto il settore tramite avvocati ed associazioni sta cercando una soluzione a questo problema ma la vera domanda è alla fine riusciremo a vincere?