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Guy De #Maupassant, Un Colpo di Stato (1882). Lettura integrale. #Racconto breve Voce narrante: Federico Berti Ascoltalo senza pubblicità: / 130946714 Guy de Maupassant ambienta uno dei suoi racconti satirici subito dopo il cosiddetto "Disastro di Sedan", battaglia decisiva della guerra franco-prussiana, culminata nel 1870 con la resa francese. Le truppe francesi, guidate dall'imperatore Napoleone III e dal maresciallo Patrice de Mac-Mahon, erano state accerchiate dalle forze di Helmuth von Moltke, la disfatta comportò anche la cattura dello stesso Napoleone III insieme a 83.000 soldati francesi. Léon Gambetta e il Governo di Difesa Nazionale avevano dunque proclamato a Parigi la fine del Secondo Impero e la nascita della Terza Repubblica, che a quel punto dovette respingere l’assedio prussiano a Parigi fino all’inverno dell’anno seguente. Col trattato di Francoforte, Alsazia e Lorena passarono alla Prussia, che occupò una parte del territorio francese fino al saldo di un’indennità di guerra pari a 5 miliardi di franchi-oro. Un vero disastro, insomma. Seguì un periodo di grande instabilità politica, sociale e morale, che caratterizzò i primi decenni della Terza Repubblica. Maupassant pubblica "Un colpo di stato" dodici anni più tardi, nel 1883 sul quotidiano parigino "Le Gaulois", prestigioso giornale della borghesia conservatrice. Non è con ogni evidenza un racconto che simpatizza per la repubblica; si inserisce nel filone delle "Histoires de guerre" di Maupassant, insieme a "Boule de suif" (1880), "Mademoiselle Fifi" (1882) e "Deux amis" (1883). Il paese di Canneville non esiste, ma il suo nome richiama dei toponimi normanni reali come Canville-la-Rocque e Canville-les-Deux-Églises, che si trovano effettivamente nel Calvados, dov’è nato lo scrittore. La storia dunque si svolge in Normandia, che per Maupassant rappresenta la Francia rurale, provinciale. Isolato dalle grandi vie di comunicazione, dove le notizie degli sconvolgimenti politici nazionali arrivano in modo frammentario e spesso distorto e dove la popolazione vive la grande storia in modo indiretto, filtrato attraverso paure, pregiudizi e ambizioni personali, Maupassant sceglie deliberatamente il contesto normanno per sottolineare la distanza abissale tra gli eventi epocali della storia nazionale e la loro ricezione nelle comunità periferiche, dove le dinamiche locali, le rivalità personali e le piccole ambizioni contano spesso più delle grandi idee politiche. I protagonisti del racconto, il visconte di Varnetot e il dottor Massarel, non trovano riscontri storici che ne attestino l'esistenza reale, sono invenzioni letterarie: il primo rappresenta la piccola nobiltà rurale, in declino ma ancora molto influente a livello locale, incarna dunque l'ordine monarchico e conservatore, tradizionalista, convinto assertore dei privilegi di casta ma anche simbolo di un mondo in via di estinzione, incapace di adattarsi alle trasformazioni della modernità democratica. La sua figura evoca insomma la nostalgia per l'Ancien Régime e una resistenza invitta alle innovazioni politiche e sociali della Terza Repubblica. Il dottor Massarel ne è l’antagonita naturale: la borghesia mercantile emergente, animata da ideali di progresso, cambiamento, ma anche da ambizioni personali e da un fervente fanatismo ideologico; incarna quindi la nuova classe dirigente repubblicana, ne simboleggia l'opportunismo politico. Maupassant utilizza questi personaggi per mettere in ridicolo la lotta per il potere che si scatena anche nei luoghi più periferici in seguito al crollo delle strutture statali centrali. La loro rivalità non nasce tanto dalle rispettive convinzioni ideologiche, ma piuttosto da motivazioni personali, vanità individuali e desiderio di affermazione. La vicenda si svolge nell'arco di una sola giornata, rispettando l'unità di tempo e di luogo tipica della forma novellistica, dalla prospettiva del narratore onnisciente; più che un vero e proprio colpo di stato mette in scena una parodia provinciale del cambio di regime. Non prende una posizione o l’altra, preferisce in questo caso prendersi gioco degli interessi personali e dei giochi di potere, piuttosto che manifestare delle convinzioni proprie: la sua prospettiva è quella di un osservatore scettico, che vede nella storia non il trionfo progressivo delle idee e degli ideali, ma un teatro dell’ambizione, del conformismo e dell’opportunismo. In questo si dimostra, come dire, profondamente umano. L'autore fa questo servendosi del riso e dell'ironia per smascherare la retorica delle grandi idee e mostrando come, nei momenti di crisi istituzionale, spesso prevalgano la meschinità e la vanità personale. #racconto #raccontobreve #letture #audiolibro #podcast #raccontibrevi