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Il servizio di Angelo Ruoppolo ( / 40129859538 ) Teleacras Agrigento del 7 luglio 2016. Inchieste antimafia nell'agrigentino. 8 arresti dei Carabinieri di Sciacca tra Sciacca e Menfi. 5 arresti della Squadra mobile di Agrigento tra Camastra e Canicattì. Ecco il testo : Giovedì 7 luglio 2016, 13 arresti antimafia nell’agrigentino. La direzione distrettuale antimafia di Palermo e i Carabinieri della Compagnia di Sciacca, agli ordini di Salvatore Marchese, hanno arrestato 8 persone tra Sciacca e Menfi. Sono indagate di associazione mafiosa a delinquere. L’inchiesta, coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Maurizio Scalia e dai sostituti Alessia Sinatra e Claudio Camilleri, è stata intrapresa nel maggio del 2014. I Carabinieri hanno indagato a fondo nel mandamento del Belice, sulla famiglia mafiosa di Menfi e sui rapporti con Leo Sutera, "il professore" di Sambuca di Sicilia, che tra il 2010 e il 2012 sarebbe stato a capo di Cosa nostra agrigentina insieme a Pietro Campo, di Santa Margherita Belice. Secondo gli investigatori, le relazioni emerse testimoniano che sono state funzionali alla ricostruzione ed alla ricomposizione mafiosa dello stesso mandamento del Belice e, in particolare, del territorio tra Sciacca e Menfi, già flagellato da precedenti retate antimafia. Gli incontri tra gli indagati si sarebbero svolti usando rigide misure preventive di sicurezza, all’ interno di automobili, appartamenti e casolari di campagna, e sarebbero ruotati intorno al presunto riferimento, Vito Bucceri, inteso "Bucittuni", 44 anni, presunto capo della famiglia mafiosa di Menfi. E poi un medico di base, Pellegrino Scirica, 61 anni, di Menfi, presunto uomo di fiducia di Leo Sutera, avrebbe offerto a disposizione il proprio studio professionale per lo svolgimento degli incontri riservati tra i componenti del gruppo mafioso, supportando e quindi partecipando all’ associazione mafiosa. E l’ ipotesi della sussistenza del reato associativo di stampo mafioso sarebbe confermata dalle intercettazioni telefoniche, in cui gli indagati dimostrano di essere consapevoli di essere parte di un gruppo di Cosa nostra e di essere impegnati in tale ambito. Gli arrestati, attualmente sottoposti a fermo di indiziato di delitto, sono, oltre Vito Bucceri e Pellegrino Scirica, anche Tommaso Gulotta, 51 anni, Matteo Mistretta, 31 anni, Vito Riggio, 47 anni, Giuseppe Alesi, 46 anni, e Cosimo Alesi di 51 anni, tutti di Menfi. E poi, a Sciacca, Domenico Friscia, 53 anni. E nel frattempo, tra Camastra e Canicattì altre 5 ordinanze di custodia cautelare, 4 in carcere e uno ai domiciliari, sono state inflitte dalla Squadra mobile di Agrigento, capitanata da Giovanni Minardi, e dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. I 5 sono indagati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamenti tramite incendio, e detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra. E si tratta di Calogero Lillo Di Caro, 72 anni, boss storico di Canicattì, già arrestato più volte e altrettante condannato per mafia, e che nel marzo 1991, al culmine della sanguinosa faida tra Cosa nostra e Stidda, fu bersaglio di un agguato. Hanno tentato di ucciderlo, Giuseppe Grassonelli di Porto Empedocle e Giovanni Avarello di Canicattì, che per non essere riconosciuto indossò una maschera di carnevale che Di Carò però gli strappò dal volto e rispose al fuoco. Lillo Di Caro fu ferito da un colpo di pistola sotto l’occhio destro ma sopravvisse all’ attentato. Poi, oltre Di Caro, sono stati arrestati Rosario Meli, 68 anni, di Camastra, inteso “u puparu”, altra personalità di rilievo storico della consorteria mafiosa locale, già consigliere comunale della Democrazia Cristiana a Camastra, e poi il figlio di Rosario, Vincenzo Meli, e poi ancora a Camastra, Lillo Piombo, 51 anni, e poi Angelo Prato, 78 anni, ai domiciliari. Le interviste a investigatori e inquirenti al microfono di Irene Milisenda...interviste al Vg...