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Fonte: https://www.spreaker.com/user/radiott... Nel Cinquecento, sotto la guida della casata dei Gonzaga, la città di Mantova vive un periodo di massimo splendore culturale, politico e artistico. In quel periodo prende piede la corrente del Manierismo, caratterizzata da una’arte antinaturalistica con una dimensione soggettiva ed un virtuosismo formale, ovvero la licenza. Quest’ultima consente di creare senza il vincolo dell’imitazione. Le figure, infatti, si presentano estremamente raffinate, allungate, impalpabili, eteree e aggraziate, al limite dell’artificio. Tra gli artisti manieristi si contraddistingue Giulio Romano. Questi, trasferitosi a Mantova nel 1524, s’impegna fino al 1535 alla realizzazione di Palazzo Te, villa e luogo di svago dei Gonzaga ma, anche simbolo del loro prestigio, della cultura e delle arti. L’edificio recupera la tipologia delle antiche domus romane in modo più ampliato, articolato e dialettico. Il lessico classico, pertanto, diviene punto di partenza per una nuova interpretazione. La struttura è dominata da uno sviluppo orizzontale, che produce un effetto “fuori scala”. La medesima suggestione di sfondamento si ha nella decorazione delle sale interne, in particolar modo nella “Camera dei Giganti”. Questa stanza, dunque, sembra crollare e le figure “fuori scala” dei colossi affrescati, invadono l’intero spazio, giungendo così all’abolizione di ogni confine tra spazio reale ed illusorio.